mercoledì 12 marzo 2014

AIV. CHICCHI DI MELOGRANO

DALLE '12 POESIE'  ---  DATE VARIE

Giada mi parlava sottovoce
Lualda si abbandonava su di meh
Cinzia dalla pelle d'ambra
Telefrasta era dolce e sciocca
Donatella amava i miei occhi.
Ragazze care e semplici
mai tanto quanto Alesiana
perita per un mio 'no'
nel fiore dei suoi sedici anni.





                  VIA!


Prendo l'automobile e parto.
Poche banconote in tasca e
tanta nafta a disposizione.
Giro paesotti strani,
all'imbrunire volano civette
dagli occhi violetti.
Erbe e piante cremisi.
Contadini vestiti di giallo.
Ragazze dai volti oblunghi,
hanno gonne vermiglie e
labbre scarlatte.
Il cielo è turchese, nuvole rosse,
tramonto berillo.
Dall'autoradio
musica di violoncello.
Nel campo selvaggio,
il vento soffia furibondo
tutto è color vino,
dai carichi riflessi
di rubino.




Luisetta mi donò un bacio,
Serena mi parlava sottovoce,
Ida mi spiegò cose a me ignote,
Giuliana mi irrideva nell'amplesso.
Federiga mi sognava ma si negava.
Tutte belle carnazze, troppo
più mediocri di Iride,
partita per la Zelanda,
il giorno dopo la nostra
dichiarazione d'immenso amore.




Sì, anche per te,
scriverò.
Che tanto scrissi,
ricciolini neri,
ora ben più radi,
anche scriverò ancora.
Passato, presente, futuro,
genesi di bassa lega,
persone che vanno, e rivengano,
tu, chiodo fisso,
chiodino arrugginito,
poesia allo stato puro.





...Edòs Kipros Radio
Paraskios radiophoniki direzia...
...This is Cyprus Radio
Radiotelephone Maritime Service...




 L'uomo ragionatore
e poetico è
suggerito da Baal-Zebul
che gli soffia nell'orecchie
e sghignazza con un riso che
pare sarcastico
in realtà è solo ebete.




 IL TRENO DELLA VITA

 Il treno della vita
da tutti gli obiettivi
importanti
si allontana sempre più.
Sempre più velocemente.
Resta nelle mie mani
sabbia umida e formiche.
Morte.


 Eleonora bella
di terre neanche
troppo lontane.
Giado,
il tuo clitoridone
mortiferi baci
da centotrenta
chili.
Zinne enormi,
lattiferissime
tutte per meh
per i miei
tristi inverni,
un tempo tristi
ora torridi e
gonfiotti di
burro, miele e
cioccolata.




STARE

Stare insieme
non importa
dove,
non importa
come.
Sempre insieme,
si sà,
l'amore nasce,
si sà,
l'amore avvolge
si sà,
due cuori
si fanno compagnia.
Stare insieme,
stare vicini
sentire il
respiro tiepido
dell'universo.



Guardarsi, rimpicciolito
e smagrito,
le mani, i dorsi
ed i palmi.
Passarsi le mani sulle
braccia
sentirle invecchiate
rugose.
Specchiarsi
e vedere
una orrida maschera:
la morte,
acera,
di tutte le illusioni.



Dalla Voce di Turchia,
sulle Onde Corte
musica che riconosco
ma io
non mi riconosco più.




    A LANCIANO

Sarà stato per via del fresco,
o per via della pioggia,
dei temporali e dell'oscurità
data dalle nubi foriere e cariche,
che amai tanto la Pietrosa,
e gli spiriti.
Aggirarsi tra i vicoli e
le salite,
le discese
della città vecchia.
La cioppa;
la ciovetta,
che se ti guarda fissa
muori.
Gli scherzetti degli amici
d'infanzia,
le tante impressioni felici
della parte più bella
della mia regione,
che bella era un tempo
ed adesso, chissà...




Raggiunsi lo schifo per il mondo
sulla terra.
Quando vidi danzare
tra di te
pagliacci buffoni
larve spetri e spiriti
rifuggi, e
ti rifugi
orrendo
t'accorgi fuori posto
totalmente fratto.



 COSMAPESCI

Come un pensiero ricorrente
del mese di dicembre
i vent'anni miei
del passato, fino alla mia morte
nel cielo vasto nero
due conoscenti fuori la porta,
lassù stelle antropomorfe
diritte, e capovolte
bordate di azzurro,
nel nero freddissimo.
Carcasse di pesce marcito
fosforescenti nella nera rena.




Alla fine di tutto
un'usignolo senza tempo
sui quarantuno metri.
L'annunciatore, e poi,
l'annuncio; segnale orario.
L'usignolo, millenovecentoquarantacinque.




 VOGLIE REPRESSE


Doglie regresse.
Vivere per fornicare
coi fantasmi di un
preliminare.

                   **               **


Rime liceali,
porci senza ali.
Rime baciate
bocche curate,
seni gonfiotti,
pensieri contorti
sempre corrotti.


                   **               **


Eppure un'angelo vola
sulla mia misera esistenza,
non si posa mai
attende il giorno ma
non lo trova





Non capivo mai
il torvo sguardo
della bella mora
barlettana.

Ce l'aveva poi tanto
con me, aggressiva,
innocente, bestione.
Innamoratissima.

Io ero un ragazzo
semplice e lindo
pulsavo già d'amore,
astratto.

Non capivo mai
il perchè d'un perso sguardo
della mora barlettana
lisa, storta e sfatta...





I rapporti interpersonali
diventarono così radi
per me
da sfiorare
l'idiosincrasia per
il genere umano.

I silenzi continui
sempre interrotti,
i pensieri carnali
sempre frustranti.

Gli scritti miei
perdono subito
profondità
o non ne hanno.

Mi sento solo in
grado
di dormire giorni e giorni,
mentre fuori dalle finestre
le reazioni dei giovani
vanno a novantotto ottani.

Ti accorgi ad un certo punto
come tutte le illusioni dei vent'anni
sfumano morte verso una stanza
dalle imposte sbarrate...


Caro professore, caro Maestro
ti rivedo in quella scuola
che era lontana
maestro alto ed elegante
dai bei modi, elastici.
Ma c'era una maestra,
vecchia megera, severa
ch'io non amavo.
Era però lei
la mia vera maestra
il carattere raschiato
scabroso, aspro,
quanto dolce era
in realtà quella
donna, quella paesana
terricola nonna!




 LO   SCHELETRO


Mi guardava, uno scheletro,
nella sua dimora perenne.
Io ero assorto in pensieri vani,
correvo dietro fatuità incredibili.
Mi guardava, uno scheletro, senza
veli, false congetture.
Era giunto alla perfetta sincerità.




Vieni, entra nel letto,
abbracciamoci stretti
come foglia, guscio
con castagna.
Ottobre fugge via
verso novembre
nella vista campagna umida
affumicati vecchi cafoni,
ancora un bicchiere
di vino, ancora un sospiro.




GIOVANNI


La figura solitaria,
di Dirceh,
mio primo amore,
spettro di anni insulsi,
documento in nero,
di sensi rilassati,
la solitaria figura,
nero spettro,
nel cimitero abbandonato,
tetro, dal 1849, riposa
inconsolata,
inconsolato io resistito
per soli altri due anni.




Filippa mi regalò un bimbo,
Bea mi diede una moneta cinese,
Gioiosa mi fece un sorriso sincero,
Papa mi parlava della sua Grecia,
Nina mi rese i due anelli,
Odda morì fra le mie braccia,
nel fiore della sua gioventù
e del nostro sterminato amore.





Melissa mi parlava di azzurre favole,
Olga mi narrò di un viaggio in Cina,
Elena mi porse un fiore bianco,
Telesia mi disse sottovoce
cose che non sapevo,
Ilenia mi fece padre,
Giordana mi rese amante,
con Peppa passai notti
tutt'altro che infocate,
e con me stesso
sogno,
però
tutti i grandi progetti
di Margherita
finiti in una
brevissima malattia mortale
nei nostri sedici anni.




I  GAROFANI


Della villa solitaria abbandonata
incuneata fra cespugli e roveti,
canne di bambù e ricordi del passato.
Chi piantò quei garofani che ogni
anno miracolosamente aprono i petali
verso il silenzio?




Al Porto delle nostalgie marittime,
in lontananza, seppie, calamari,
come misteri tranquilli, domestici;
la Finanza gira al largo, ma oggi è
tranquillo, questo Adriatico, questo
intenso azzurro del mare di Ortona.



 ( Camillo Catellani; 12 Marzo 2014 Notte )











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