|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| Cronache, resoconti, scritti, poesie, pensieri, ricordi, descrizioni d'ambiente, della mia vita, della vostra vita, della vita: la vita. ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
venerdì 25 dicembre 2015
ARV. IL CANNELLO
IL CANNELLO
Su e giù con la cerniera: Uccelli di Rovo.
Sprigulini bucati, bimbi indesiderati.
Quando l'amore si fà male, i soccorsi
non servono.
Quando vivere è una perdita,
morire è un guadagno.
Ma alla brutta del paese,
non toccate mai le tette!
Lei ha la fagiana d'oro
e non prende più tra le
gambe, il cannello.
Ha movenze da cerbiatta,
le gambe lunghe, ed ha
bei polpacci snelletti,
la folta chioma, ma ahilei,
il volto appeso, mascherone
slavato, e sulla patacca, ormai,
ci fa' tele ragni...
( Camillo Catellani; 25 Dicembre 2015 Pomeriggio-Sera )
ARU. DUE
DUE
Esce di casa alle 8.30 come i bravi ragazzi,
energico, allegro, labbra carnose sporgenti,
capelli neri belli non-lisci, pieno di movenze
divertente, scatto-sprint-tornello
metropolitana.
Un cappuccio al bar in centro, oggi al
Biffi, domani al Maspero, magiare e bere
cicca e caffè, simpatia, và che carina quella
pivella, pronti via, mano nella mano con lei,
farmacia, springulini, ma non per adesso,
forse nel pomeriggio, se il fratello esce,
casa libera, indossa lo springulino, gussa.
Col pancione, a colazione, pane e paliata,
Via dei Cinquecento, a caccia, ma lui non
ce la pensa, il suo pensiero è altrove.
Pigra camminata all'EUR, capelli lunghi
le bassane fino al mento, centurioni.
Senza amore, ma non si dice, una cicca
forte, N80, una nasata, Macubino, e via,
Piazza di Spagna.
( Camillo Catellani; 25 Dicembre 2015 Pomeriggio-Sera )
lunedì 21 dicembre 2015
ART. I PENSIERI DI GODZILLA
I PENSIERI DI GODZILLA di Camillo Catellani
I.
Video girato nel gennaio del 1980 a Cernusco, c'ero anch'io nello studio, la racchia nel video aveva il ciclo e gli faceva male la testa, Franco invece aveva le balle girate perchè la notte prima a Milano gli avevano fregato la Golf appena comprata...
Mi offri' uno 'Strega' al bar di Palazzo Vittuone, di fronte, lui era altissimo e magro, io basso e tappo, ma in realtà lui era un amicone, aveva l'accento milanese tipico di chi milanese non è e viene da molto lontano...
Franco Battiato l'era del Cinghiale bianco
Foto del profilo di ETERE RADIOASCOLTOFoto del profilo di Ferruccio T.Foto del profilo di Alex Wolf
3 commenti
Alex Wolf
04:35
+ETERE RADIOASCOLTO Squisiti retroscena, fine retorica, prosa estetizzante. Paragonandola ad un piatto, certo sarebbe lingua salmistrata con polenta
-----------------
II.
Alle volte ci viene da scimmiottare energumeni
men che mediocri, ma che per motivi i più
disparati, promovuono in noi, se non chiara
ammirazione, almeno un moto di interesse.
In campo sessuale, ognuno fa da sè, si sa,
chi ha una potente palestra sensuale in casa,
chi si arrangia con mezzi propri, chi è in
una via di mezzo insoddisfacente, o leggera
che porta a dire tra sè e sè 'in fondo, bene
così'.
Guardiamo un abile cavallerizzo, capace di
domare giovani e bellocce puledre,
con i suoi bei modi ed la sua brillante
sciabola.
Altri, più prosaici, estraggono il mangolo,
e donne attempate lo portano in grembo
per soddisfazioni altre, secondarie.
Infine, i tanti uomini soli, che si soddisfano
con le mano, sognano il ventre liscio di una
bella forosetta, carezzandosi il banano.
L'amore ha le sue gradazioni, c'è chi la donna
la guarda dal piede, dal polìce, ragiona per
centimetri e dà particolare rilievo all'alesaggio
della verga; in genere sono uomini primitivi,
dagli istinti ancora bestiali, che sovente anche
nell'amplesso, scendono in bassura.
( 5 Maggio 2016 Sera )
_____________________________-
III.
CHE STRONZO...
Cosa hai illuso a fare quel povero ragazzo, per
tanto tempo, e poi abbandonarlo sul più
bello.
Lui così fragile ed in fondo sincero.
Tu invece sei una mangiauomini, con il tuo
sguardo famelico, ombrosa e vendicativa,
vera faccia di cagna.
Che stronzo, sono io, ad averti sposata,
per la tua grinta, la tua ferocia, la tua
determinazione: per te sono tutti dei
miserabili, nessuno interessante,
tu sei l'eletta, la Donna di Valore.
Tu, volevi l'Uomo con i Cogliononi,
un vero maschio, abile in ogni campo,
una copia in pantaloni di teh stessa.
All'inizio, mi sentivo un re, ero realizzato,
mi dicevo belle cose, andavo fortissimo,
mi sentivo un gallo, 'ero tosto'.
Poi, a mano a mano, ho capito te,
ho scoperto la tua vera identità, ed
a poco a poco, mi sono afflosciato,
lentamente, mi sono sgonfiato, un
giorno via l'altro, sempre più freddo
nel mio cuore, ma tu già non mi
amavi più, se mai mi hai amato,
ed andavo a smaltire la mia rabbia
da Barabba,le sue pizze ed il suo
peperoncino piccante, mi tiravano
su, consolazioni minime ma sapide,
locale piccolo ma confortevole,
clientela giovane e simpatica.
Tu ragionavi solo di ristoranti
costosi ed alberghi di lusso.
Quando ti proposi una gita
a Lanciano, con sosta all'
Albergo Roma, per un pranzo
casareccio e gustoso, mi
ridesti in faccia e te ne andasti
a Pescara con le tue amiche.
Ora, dopo otto anni, i miei capelli
grigi, attestano che mandarti
a farinculo, fu un bene per
entrambi, ma se tu non hai i soldi
alle volte neanche per un panino,
non vuol dire che sono stato io
a volere la tua completa rovina.
Ortona non è tanto grande, ma
di donne ce ne sono, anche
disposte a riaccompagnarsi
con un uomo solo e alle soglie
della sessantina.
Tu invece, hai sceso i gradini
della scala sociale a due a due,
frequenti gente che un tempo
avresti avuto orrore soltanto
parlarci assieme, tu colta e
pedante, laureata universitaria
ma fredda e sciocca come poche.
Carmelo -Ortona
( 5 Maggio 2016 Sera )
_________________________
I.
Video girato nel gennaio del 1980 a Cernusco, c'ero anch'io nello studio, la racchia nel video aveva il ciclo e gli faceva male la testa, Franco invece aveva le balle girate perchè la notte prima a Milano gli avevano fregato la Golf appena comprata...
Mi offri' uno 'Strega' al bar di Palazzo Vittuone, di fronte, lui era altissimo e magro, io basso e tappo, ma in realtà lui era un amicone, aveva l'accento milanese tipico di chi milanese non è e viene da molto lontano...
Franco Battiato l'era del Cinghiale bianco
Foto del profilo di ETERE RADIOASCOLTOFoto del profilo di Ferruccio T.Foto del profilo di Alex Wolf
3 commenti
Alex Wolf
04:35
+ETERE RADIOASCOLTO Squisiti retroscena, fine retorica, prosa estetizzante. Paragonandola ad un piatto, certo sarebbe lingua salmistrata con polenta
-----------------
II.
Alle volte ci viene da scimmiottare energumeni
men che mediocri, ma che per motivi i più
disparati, promovuono in noi, se non chiara
ammirazione, almeno un moto di interesse.
In campo sessuale, ognuno fa da sè, si sa,
chi ha una potente palestra sensuale in casa,
chi si arrangia con mezzi propri, chi è in
una via di mezzo insoddisfacente, o leggera
che porta a dire tra sè e sè 'in fondo, bene
così'.
Guardiamo un abile cavallerizzo, capace di
domare giovani e bellocce puledre,
con i suoi bei modi ed la sua brillante
sciabola.
Altri, più prosaici, estraggono il mangolo,
e donne attempate lo portano in grembo
per soddisfazioni altre, secondarie.
Infine, i tanti uomini soli, che si soddisfano
con le mano, sognano il ventre liscio di una
bella forosetta, carezzandosi il banano.
L'amore ha le sue gradazioni, c'è chi la donna
la guarda dal piede, dal polìce, ragiona per
centimetri e dà particolare rilievo all'alesaggio
della verga; in genere sono uomini primitivi,
dagli istinti ancora bestiali, che sovente anche
nell'amplesso, scendono in bassura.
( 5 Maggio 2016 Sera )
_____________________________-
III.
CHE STRONZO...
Cosa hai illuso a fare quel povero ragazzo, per
tanto tempo, e poi abbandonarlo sul più
bello.
Lui così fragile ed in fondo sincero.
Tu invece sei una mangiauomini, con il tuo
sguardo famelico, ombrosa e vendicativa,
vera faccia di cagna.
Che stronzo, sono io, ad averti sposata,
per la tua grinta, la tua ferocia, la tua
determinazione: per te sono tutti dei
miserabili, nessuno interessante,
tu sei l'eletta, la Donna di Valore.
Tu, volevi l'Uomo con i Cogliononi,
un vero maschio, abile in ogni campo,
una copia in pantaloni di teh stessa.
All'inizio, mi sentivo un re, ero realizzato,
mi dicevo belle cose, andavo fortissimo,
mi sentivo un gallo, 'ero tosto'.
Poi, a mano a mano, ho capito te,
ho scoperto la tua vera identità, ed
a poco a poco, mi sono afflosciato,
lentamente, mi sono sgonfiato, un
giorno via l'altro, sempre più freddo
nel mio cuore, ma tu già non mi
amavi più, se mai mi hai amato,
ed andavo a smaltire la mia rabbia
da Barabba,le sue pizze ed il suo
peperoncino piccante, mi tiravano
su, consolazioni minime ma sapide,
locale piccolo ma confortevole,
clientela giovane e simpatica.
Tu ragionavi solo di ristoranti
costosi ed alberghi di lusso.
Quando ti proposi una gita
a Lanciano, con sosta all'
Albergo Roma, per un pranzo
casareccio e gustoso, mi
ridesti in faccia e te ne andasti
a Pescara con le tue amiche.
Ora, dopo otto anni, i miei capelli
grigi, attestano che mandarti
a farinculo, fu un bene per
entrambi, ma se tu non hai i soldi
alle volte neanche per un panino,
non vuol dire che sono stato io
a volere la tua completa rovina.
Ortona non è tanto grande, ma
di donne ce ne sono, anche
disposte a riaccompagnarsi
con un uomo solo e alle soglie
della sessantina.
Tu invece, hai sceso i gradini
della scala sociale a due a due,
frequenti gente che un tempo
avresti avuto orrore soltanto
parlarci assieme, tu colta e
pedante, laureata universitaria
ma fredda e sciocca come poche.
Carmelo -Ortona
( 5 Maggio 2016 Sera )
_________________________
domenica 20 dicembre 2015
ARS. COSA FAI?
COSA FAI?
Cosa fai, ora che non sei più a casa.
Dove passi le tue notti, lontano dagli
affetti.
Ribelle, come sempre, testa calda,
mani fredde, annerite dal freddo,
se abituato a passare le tue notti
da solo, nei parchi della metropoli.
Con chi vai, ora che non ci sei più,
adesso che l'aura di intoccabilità
è cosi forte che le rare volte, io,
abbasso lo sguardo, e transiti,
con uno strano ghigno, una
serena indifferenza infantile.
Chi ti ospita, chi usbergo, dalle
tante insidie, fragile come sempre,
come ripari sotto le stelle, la luna
amico, dove stai, giovanilità, chi sei?
Ti trascini, forse, lungo i viali deserti
di primo mattino, quando le più forti,
si riesce ancora di vederle nel cielo,
quando il silenzio della città non sai
se più ti allieta, o ti angoscia, tu.
Il prossimo ostello, sarà lunghissimo,
che non ne vedrai la fine, ma vivo,
e forse a te, basterà.
( Camillo Catellani, 20 Dicembre 2015 Mattina )
Cosa fai, ora che non sei più a casa.
Dove passi le tue notti, lontano dagli
affetti.
Ribelle, come sempre, testa calda,
mani fredde, annerite dal freddo,
se abituato a passare le tue notti
da solo, nei parchi della metropoli.
Con chi vai, ora che non ci sei più,
adesso che l'aura di intoccabilità
è cosi forte che le rare volte, io,
abbasso lo sguardo, e transiti,
con uno strano ghigno, una
serena indifferenza infantile.
Chi ti ospita, chi usbergo, dalle
tante insidie, fragile come sempre,
come ripari sotto le stelle, la luna
amico, dove stai, giovanilità, chi sei?
Ti trascini, forse, lungo i viali deserti
di primo mattino, quando le più forti,
si riesce ancora di vederle nel cielo,
quando il silenzio della città non sai
se più ti allieta, o ti angoscia, tu.
Il prossimo ostello, sarà lunghissimo,
che non ne vedrai la fine, ma vivo,
e forse a te, basterà.
( Camillo Catellani, 20 Dicembre 2015 Mattina )
venerdì 18 dicembre 2015
ARR. FACEVA LO SCEMO
FACEVA LO SCEMO
Simpaticissimo, allegro e vivace
fregava gli accendini ai marucchini
alle Vasche, o in Via XX Settembre.
Gli correvo dietro, 'fermati, buliccio!',
ma non mi dava retta.
15 anni e tanta voglia di vivere, due
springulini in tasca, anche se ancora
non aveva mai gussato in vita sua,
ed il pensiero della fornicazione
ancora non lo attanagliava.
Cicca in bocca, burianna nsciu
murru, capelli svolazzanti,
jeans morbidi e scoloriti,
i buchi nei pantaloni, anelli
e perle al naso, come la bella
Regina al Troubadour.
Seduto nel metrò, non era
vero, che le ragazzette,
lo smicciavano lì in mezzo:
il pacchetto sempre in tiro,
la Speranza è una melanzana...
Non è vero, nonnina dolce...
Che scemo!!!
Se nei Giardini Catellani, piove
passano tre bagasce, io mi
nascondo dentro il cappottone
nero suo, troppo stretto per me
anche se lui è molto cresciuto.
Canzone d'amore al contrario,
a Nervi piove, a Sampaedenna
c'è il sole, ma che gioco è, lui
dove stà, dove mai sarà finita
quell'anguscia da caccià, quella
palletta che non stà mai un'attimo
ferma.
Poi però, la sera, la manina la cerca,
l'unico amico dell'Universo, io,
quello da sfottere con il suo
accento de' San-na, cresciuto
a-a Fuxe, su un lettino assieme
a me, a mangiare assieme a me,
la pizza e la schiacciata, insieme
a me.
Mentre mangiava, mi diceva che
sarebbe andato a vivere in un
castello.
Faceva lo scemo!!!

Ma lascia stà, lascialo anà,
se è scappereccio, sempre
torna, lascia fare, fallo andare.
Non lo vedi, che non è più
lo scemo di prima, che serio
adesso, che è.
Il volto tumefatto dalle percosse
e dalle busse, la Polizia lo ha
conciato per le feste, lui mi
fissa, su quel letto d'ospedale,
le cicatrici e le bende, sul suo
volto caffelatte, butterato di
diciottenne ribelle e sprezzante.
Non sei più un ragazzino, ora,
adesso ti è tutto chiaro, ti è
tutto noto, non hai più gli
springulini Hatù in saccoccia,
ma la bamba che rinsavisce.
Che rinsavisce gli scemi!
( Camillo Catellani; 18 Dicembre 2015 Mattina )
Simpaticissimo, allegro e vivace
fregava gli accendini ai marucchini
alle Vasche, o in Via XX Settembre.
Gli correvo dietro, 'fermati, buliccio!',
ma non mi dava retta.
15 anni e tanta voglia di vivere, due
springulini in tasca, anche se ancora
non aveva mai gussato in vita sua,
ed il pensiero della fornicazione
ancora non lo attanagliava.
Cicca in bocca, burianna nsciu
murru, capelli svolazzanti,
jeans morbidi e scoloriti,
i buchi nei pantaloni, anelli
e perle al naso, come la bella
Regina al Troubadour.
Seduto nel metrò, non era
vero, che le ragazzette,
lo smicciavano lì in mezzo:
il pacchetto sempre in tiro,
la Speranza è una melanzana...
Non è vero, nonnina dolce...
Che scemo!!!
Se nei Giardini Catellani, piove
passano tre bagasce, io mi
nascondo dentro il cappottone
nero suo, troppo stretto per me
anche se lui è molto cresciuto.
Canzone d'amore al contrario,
a Nervi piove, a Sampaedenna
c'è il sole, ma che gioco è, lui
dove stà, dove mai sarà finita
quell'anguscia da caccià, quella
palletta che non stà mai un'attimo
ferma.
Poi però, la sera, la manina la cerca,
l'unico amico dell'Universo, io,
quello da sfottere con il suo
accento de' San-na, cresciuto
a-a Fuxe, su un lettino assieme
a me, a mangiare assieme a me,
la pizza e la schiacciata, insieme
a me.
Mentre mangiava, mi diceva che
sarebbe andato a vivere in un
castello.
Faceva lo scemo!!!

Ma lascia stà, lascialo anà,
se è scappereccio, sempre
torna, lascia fare, fallo andare.
Non lo vedi, che non è più
lo scemo di prima, che serio
adesso, che è.
Il volto tumefatto dalle percosse
e dalle busse, la Polizia lo ha
conciato per le feste, lui mi
fissa, su quel letto d'ospedale,
le cicatrici e le bende, sul suo
volto caffelatte, butterato di
diciottenne ribelle e sprezzante.
Non sei più un ragazzino, ora,
adesso ti è tutto chiaro, ti è
tutto noto, non hai più gli
springulini Hatù in saccoccia,
ma la bamba che rinsavisce.
Che rinsavisce gli scemi!
( Camillo Catellani; 18 Dicembre 2015 Mattina )
martedì 15 dicembre 2015
ARQ. RICHIESTA AUTOMATICA D'AMORE
RICHIESTA AUTOMATICA D'AMORE
Il mio alter-ego inserì la moneta
da 50 centesimi nella macchina
spara-biglietti del Metrò,
Ma la macchina non funziona,
e la faccia simpatica da faina,
del mio alter-ego, si trasforma
in una maschera di disappunto.

A casa di lei, il mio alter-ego,
si comporta bene, è un ragazzo
educato, non poggia i gomiti
a tavola, non si fà notare: il
mio alter-ego è un bravo ometto.
Ha le lentiggini sul naso, i suoi
capelli sono rossi rossi come
li fil' de' la marròcc', a dir la
verità, ha un pò del rosso
cafonetto, ma sono dicerie
di maligni e invidiosi della
sua aria sbarazzina e vivace.
E mentre io ancora accendo
l'incenso al Pino, per rinfrescare
la mia stanza aulente e buia,
il mio alter ego cammina
spedito per le strade di
Genova, con la sua Parker 733
tra le labbra umide e carnose.
( Camillo Catellani; 15 Dicembre 2015 Mattina )
mercoledì 9 dicembre 2015
ARP. SEMPRE INSIEME (Tu e la Giovanna)
SEMPRE INSIEME (Tu e la Giovanna)
-----------------

Neri i suoi corvini, non lisci.
Ma il riflesso tradisce l'ascendente.
Come ci si sente, dopo un bagno
venti giorni senza lavarsi, Dettol
Tura, Chandrika e Lanza Bucato,
Mekako, IKB, Crusader, Perla, Sole
Bucato, Camay senza profumo francese
(se non è francese sarà inglese, o
portoghese), lavata la schiena, dopo
lavati i piedi.
Ma un amico non fà caso alla pulizia
esteriore, quella interiore solo conta.
Hai pianto sulle mie spalle, te ne prego
riprenditi, Piccola Venere, sei bella,
bel cùl vèh...
Ho ammazzato la mia donna, non
chiedermi perchè, era bella, una
madonna, era beeeeellaaaaaaa...
Il 9 aprile 1976, nella periferia di Milano,
i carrozzoni erano nel grande campo di
Quarto Mornelli, circo e luna-park a pochi
metri.
Cartelloni pubblitari enormi lungo la
strada, manifesti elettorali, simboli
politici.
Io ed il Davide Bescapè, figlio del Primo
Bescapè, guardavamo un cartello
affascinante: un libro con sopra un
sole nascente ed una scritta, Socialismo.
Falce e Martello, dove avevo già visto
quel disegno?
Com'era bella la Giovanna Bescapè,
com'era paziente, io ne ero sempre
profondamente innammorato.
Ricordo il primo bacio dato, nel sedile
posteriore della 850 di mio padre,
all'imbrunire, in fondo a quel campo
di fango, alla fine di Garlasco, lei
all'improvviso mi dice 'Ci tignamo'?
Io non capivo, 'ci baciamo'?
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []
Più tardi, nel tempo, che sempre
inesorabile scorre (e corre), a
Gallarate, avevamo vent'anni,
io venivo a farti compagnia,
tu eri in caravana a rifare i letti,
'Dai su, fammi finire di fare i
servizi, che torna mia madre'.
Ma una domenica mattina,
i tuoi in mestiere, io ero
carico, perchè domani
si partiva per Vieste, e mio
padre voleva un giorno di
riposo totale, per il viaggio
massacrante, tu a bruciapelo,
mi dicesti, nella tua campina:
'Gussiamo'?
Tu lo avevi già fatto altre volte,
per me fu la prima.
A Scandiano, per scherzo, ti
dissi, putrido, 'Vado con le
scaie', e tu urtata 'Mi fai schifo'.
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []
Oggi, non so, se io, feci bene a
saltarti addosso o scappare via.
Oggi credo di sapere che la scaia
eri tu, ed io sono sempre quello
di un tempo...
Mi dicono 'irresoluto', 'gran finocchio',
'donnaiuolo da strapazzo', 'leccafighe',
mentre la verità è una sola: io ti ho
sempre amata, e morivo per te,
bella la mia Giovanna Bescapè.
Ma fino a quel maledetto giorno,
perchè sognavo, io volevo prima
sfiorare la tua pelle fantastica,
liscia e vellutè, Giovanna Bescapè.
Come una pitonessa dei caruggi,
a Genova, al tuo matrimonio, che
per me fu peggio di un mortorio,
al bacio degli sposi, stavo per
cacciar di fuori il gran pasto
al ristorante.
Le chele a me non piacciono,
lo trovo un piatto triviale,
il velo bianco non ti dona,
il verginello, il romantico,
non ti merita, tu prendesti
l'Uomo di Valore, l'Uomo
con i Cogliononi, voi ora
siete gli Eletti, la Nuova
Coppia.
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []

Stammi accanto, tu che avevi i capelli
belli, riflessi rossi, il riflesso dice tutto,
i tuoi capelli non lisci, erano il tuo
documento in nero.
Io ti ho insegnato ad amare, il mio
primo bacio, bacio di pantera, ti
aprì il mondo, poi tu provasti il
sesso, quello vero, l'appagante
il pieno.
Ma l'amore eterno di due mani
che si avvinghiano, sempre
rimpiangi.
Ma è ormai tardi.
Sempre più tardi.
-----------------
( Camillo Catellani; 9 Dicembre 2015 )
-----------------

Neri i suoi corvini, non lisci.
Ma il riflesso tradisce l'ascendente.
Come ci si sente, dopo un bagno
venti giorni senza lavarsi, Dettol
Tura, Chandrika e Lanza Bucato,
Mekako, IKB, Crusader, Perla, Sole
Bucato, Camay senza profumo francese
(se non è francese sarà inglese, o
portoghese), lavata la schiena, dopo
lavati i piedi.
Ma un amico non fà caso alla pulizia
esteriore, quella interiore solo conta.
Hai pianto sulle mie spalle, te ne prego
riprenditi, Piccola Venere, sei bella,
bel cùl vèh...
Ho ammazzato la mia donna, non
chiedermi perchè, era bella, una
madonna, era beeeeellaaaaaaa...
Il 9 aprile 1976, nella periferia di Milano,
i carrozzoni erano nel grande campo di
Quarto Mornelli, circo e luna-park a pochi
metri.
Cartelloni pubblitari enormi lungo la
strada, manifesti elettorali, simboli
politici.
Io ed il Davide Bescapè, figlio del Primo
Bescapè, guardavamo un cartello
affascinante: un libro con sopra un
sole nascente ed una scritta, Socialismo.
Falce e Martello, dove avevo già visto
quel disegno?
Com'era bella la Giovanna Bescapè,
com'era paziente, io ne ero sempre
profondamente innammorato.
Ricordo il primo bacio dato, nel sedile
posteriore della 850 di mio padre,
all'imbrunire, in fondo a quel campo
di fango, alla fine di Garlasco, lei
all'improvviso mi dice 'Ci tignamo'?
Io non capivo, 'ci baciamo'?
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []
Più tardi, nel tempo, che sempre
inesorabile scorre (e corre), a
Gallarate, avevamo vent'anni,
io venivo a farti compagnia,
tu eri in caravana a rifare i letti,
'Dai su, fammi finire di fare i
servizi, che torna mia madre'.
Ma una domenica mattina,
i tuoi in mestiere, io ero
carico, perchè domani
si partiva per Vieste, e mio
padre voleva un giorno di
riposo totale, per il viaggio
massacrante, tu a bruciapelo,
mi dicesti, nella tua campina:
'Gussiamo'?
Tu lo avevi già fatto altre volte,
per me fu la prima.
A Scandiano, per scherzo, ti
dissi, putrido, 'Vado con le
scaie', e tu urtata 'Mi fai schifo'.
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []
Oggi, non so, se io, feci bene a
saltarti addosso o scappare via.
Oggi credo di sapere che la scaia
eri tu, ed io sono sempre quello
di un tempo...
Mi dicono 'irresoluto', 'gran finocchio',
'donnaiuolo da strapazzo', 'leccafighe',
mentre la verità è una sola: io ti ho
sempre amata, e morivo per te,
bella la mia Giovanna Bescapè.
Ma fino a quel maledetto giorno,
perchè sognavo, io volevo prima
sfiorare la tua pelle fantastica,
liscia e vellutè, Giovanna Bescapè.
Come una pitonessa dei caruggi,
a Genova, al tuo matrimonio, che
per me fu peggio di un mortorio,
al bacio degli sposi, stavo per
cacciar di fuori il gran pasto
al ristorante.
Le chele a me non piacciono,
lo trovo un piatto triviale,
il velo bianco non ti dona,
il verginello, il romantico,
non ti merita, tu prendesti
l'Uomo di Valore, l'Uomo
con i Cogliononi, voi ora
siete gli Eletti, la Nuova
Coppia.
[] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []

Stammi accanto, tu che avevi i capelli
belli, riflessi rossi, il riflesso dice tutto,
i tuoi capelli non lisci, erano il tuo
documento in nero.
Io ti ho insegnato ad amare, il mio
primo bacio, bacio di pantera, ti
aprì il mondo, poi tu provasti il
sesso, quello vero, l'appagante
il pieno.
Ma l'amore eterno di due mani
che si avvinghiano, sempre
rimpiangi.
Ma è ormai tardi.
Sempre più tardi.
-----------------
( Camillo Catellani; 9 Dicembre 2015 )
martedì 8 dicembre 2015
ARO. IL BEL SORRISO
IL BEL SORRISO
Fantasmi di vecchie dicerie.
Hai un bel sorriso, anche tu.
=== Ma il suo non traspare ===
D0ve v3di la sua voce, là i suoi
capelli.
Il riflesso, decide tutto.
mercoledì 25 novembre 2015
ARN. NIENTE SESSO, QUESTA SERA
NIENTE SESSO, QUESTA SERA
Cena pesantissima,
ho mangiato male, cose insensate
roba indigesta, carne, olio cotto,
formaggi stagionati.
Esco per prendere una boccata d'aria,
in centro però, le luci forti ed i lampioni
ancora non a norma, mi infastidiscono
oltre misura.
Mi allontano con la macchina, verso
Torricella, nello scuro pauroso ma
sano, antico, dei suoi tornanti.
In una piazzola sterrata, sotto
i pini, mi fermo, accendo una
sigaretta e nel silenzio, nello
scuro rischiarato appena
dalla luna.
Non ho voglia di pensare
a nulla, deluso da tutto, non
penso al sesso, al piccolo
sesso borghesino di rumene
a buon mercato e matrone
dai grossi sederi, maturotte.
L'assenza di pensieri mi
fà compagnia, rifiuto totale
del Mondo, ritiro spirituale
breve ma intenso, per star
solo con me stesso, nessun
condizionamento.
Come il crollo di cento cateratte
il desiderio viene meno, di colpo.
Bel Corpo (ma faccia appesa)
mi provoca, provocante capra
neretese al forno con peperoni,
ma io non devo rendergli conto
di niente, niente essa mi diede.
Niente sesso questa sera, tanto
per vivere felice, surrogati di
esperienze calde senza sbocco
e, senza sfogo: quali sono le
tue esperienze calde?
Tra noi, non ci sono veli,
in questa notte afosa di fine agosto.
Un infinito rettilineo asfaltato di fresco,
lampioni gialli ai vapori di mercurio,
confidenze mai fatte prima, silenzio.
L'automobile corre silenziosa e leggera:
'Cugino, ti racconto, di notti magmatiche'-
Stanotte, il caldo non mi fà dormire,
dalla Francia in Onde Lunghe
musica tribale, le negra liscia d'ebano
nel mio letto, come un'idolo, calda
statuaria pelle di serpente, per
torridi amplessi d'uomo bianco,
modesto sotto, e sopra, complessato.
Non fate gite alla ricerca del Piacere,
se non siete in grado, veramente,
di soddisfare neanche voi stessi...
( Camillo Catellani; Novembre-Dicembre 2015 )
Cena pesantissima,
ho mangiato male, cose insensate
roba indigesta, carne, olio cotto,
formaggi stagionati.
Esco per prendere una boccata d'aria,
in centro però, le luci forti ed i lampioni
ancora non a norma, mi infastidiscono
oltre misura.
Mi allontano con la macchina, verso
Torricella, nello scuro pauroso ma
sano, antico, dei suoi tornanti.
In una piazzola sterrata, sotto
i pini, mi fermo, accendo una
sigaretta e nel silenzio, nello
scuro rischiarato appena
dalla luna.
Non ho voglia di pensare
a nulla, deluso da tutto, non
penso al sesso, al piccolo
sesso borghesino di rumene
a buon mercato e matrone
dai grossi sederi, maturotte.
L'assenza di pensieri mi
fà compagnia, rifiuto totale
del Mondo, ritiro spirituale
breve ma intenso, per star
solo con me stesso, nessun
condizionamento.
Come il crollo di cento cateratte
il desiderio viene meno, di colpo.
Bel Corpo (ma faccia appesa)
mi provoca, provocante capra
neretese al forno con peperoni,
ma io non devo rendergli conto
di niente, niente essa mi diede.
Niente sesso questa sera, tanto
per vivere felice, surrogati di
esperienze calde senza sbocco
e, senza sfogo: quali sono le
tue esperienze calde?
Tra noi, non ci sono veli,
in questa notte afosa di fine agosto.
Un infinito rettilineo asfaltato di fresco,
lampioni gialli ai vapori di mercurio,
confidenze mai fatte prima, silenzio.
L'automobile corre silenziosa e leggera:
'Cugino, ti racconto, di notti magmatiche'-
Stanotte, il caldo non mi fà dormire,
dalla Francia in Onde Lunghe
musica tribale, le negra liscia d'ebano
nel mio letto, come un'idolo, calda
statuaria pelle di serpente, per
torridi amplessi d'uomo bianco,
modesto sotto, e sopra, complessato.
Non fate gite alla ricerca del Piacere,
se non siete in grado, veramente,
di soddisfare neanche voi stessi...
( Camillo Catellani; Novembre-Dicembre 2015 )
martedì 24 novembre 2015
ARM. SAGGICCIONE
SAGGICCIONE
SAGGICCIONE
'Se nen' d'n'vì, te pij' a zambatùn'!
A la fìn, je la dò, nà zambàt' ngùl'!
Faciò piàn, se sà, ma je là dò...
'Giannattà' , tand' cullù t'arfrach'
tutt'li vodd' che piss'...
'Ch'arfrecass la puttàn' de' la mamm'...
'Lu sapìv che lu fratell' je penn' li rocchij'?
'Se fà ii n'gùl'!
'Lu sa' tutt' quind'...
'Saggiccione maledetto, me la dì,
mò, nà sigaratt'?
'Fattl' dà da la puttan' de' zijet'...
'Jà, nen ròmb lu cazz', che ttì uj'?
'Se la vù, teng' li MS Mild'...
'Mbe' daja'...
'Ma la vu'...?
'Sci', sci', damme ssà MS Mild'...
***** ***** ***** *****
Compagni a tutta callara, noi quattro
nella Seicento bianca, quattro sigarette
contemporaneamente, sulla salita della
Specola, verso Canzano, alla festa di
Giannattasio e Pagnarell', lu scèm de
Fabrizzij Massarin' e lu camel' de' Scipiòn...
Ma la neve è una brutta bestia, ed il
ghiaccio, peggio...
Ci armettemmo una paura del diavolo,
per fortuna, llà ngìm a la Specùl, ce stà
gli alberi e la macchina se bluccòn'
mbaccia a nà piandciall'...
A chest'or' eravàm o tutt' murt'
o allu sptàl...
***** ***** ***** *****
-Scipiò, io non ci capisco niente...
-Non hai mai visto rifare un motore...
-No
-Frechèt' mo'...
-Jannattàs lu sà?
-Che cazz' ce dandr Giannattas'...
-Sott' a lu Smerald cu lu Ciao...
-Mbè?
-A m'ha ditt' che vvè dapù...
-Allòr'?
-Ha dett' che tenav' iì a ffà na' mmasciàt'...
-Non ti seguo!
-Che dapù, qunand' s'ha sciambìt',
te vè ddà nà man'...
-Firm't, nzia maj, che ass' ce capisch'
man de tà!
- A mmà m'ha ditt' che tte vè a cundrullà
che arfi bbòn...
-Ma che se ne jass' a ffangul ass' e chi è, che
mò starà llà a la candin a bbav'...
( Camillo Catellani; 24 Novembre 2015 Mattina )
ARM. PACCUTONE
PACCUTONE
Io malato nel corpo,
tu nella mente.
Il tuo vizio, solitario
espletavi nelle vie poco
frequentate, qualcuno
passa, mangi un cioccolatino.
Belle son belle, carine, non
sempre avevi il coraggio .
Prigionia.
Di te stesso, ma a casa tua
già sanno, non importa della
moglie, della figlia: la Vita
ti prese tanto tempo prima,
ora non hai il coraggio.
Ma se uno non ha coraggio,
in ultimo, se lo deve dare...
Tu continui a non parlare
a tua moglie, a tua figlia.
Già vai con gli uomini, e
poi, con le separate, mischi
esperienze e sessi, ingrassi
imbianchi, ed imbrutisci.
Chi stiv' a ffà l'adru ìr'
a Cappsàn?
Arvì sembr' llàn, eh...
Se n'ha calàt, cullì, ma tu
ci vì ngòr...
Un errore di gioventù,
senza parlare, stai in silenzio,
tra i parenti che giudicano
e sotto sotto, ridono di te.
Quando sarà che maturi,
quando verrai fuori dalle
tue continue stramberie
chi ami davvero, chi ami
senza veli, non và bene.
Brutto paccutone, saccutone
saggiccione, stì simbr' lassù
ngim' a nà stell', piss' lu temb'
a sugnà chi non ti ama,
ma pè ttà, fà lu stess'...
Indànd, mojet' vò lu divorzij,
socer't, tè li cujùn 'rvutchìt',
mammèt nen' barl' mangh'
cchiù: chi 'ttì spusàt' a ffà...
Tu vorresti cambiare, ogni
giorno è il giorno buono,
'Domani, domani', sempre
domani...
( Camillo Catrellani; 24 Novembre 2015 Mattina)
PACCUTONE
Io malato nel corpo,
tu nella mente.
Il tuo vizio, solitario
espletavi nelle vie poco
frequentate, qualcuno
passa, mangi un cioccolatino.
Belle son belle, carine, non
sempre avevi il coraggio .
Prigionia.
Di te stesso, ma a casa tua
già sanno, non importa della
moglie, della figlia: la Vita
ti prese tanto tempo prima,
ora non hai il coraggio.
Ma se uno non ha coraggio,
in ultimo, se lo deve dare...
Tu continui a non parlare
a tua moglie, a tua figlia.
Già vai con gli uomini, e
poi, con le separate, mischi
esperienze e sessi, ingrassi
imbianchi, ed imbrutisci.
Chi stiv' a ffà l'adru ìr'
a Cappsàn?
Arvì sembr' llàn, eh...
Se n'ha calàt, cullì, ma tu
ci vì ngòr...
Un errore di gioventù,
senza parlare, stai in silenzio,
tra i parenti che giudicano
e sotto sotto, ridono di te.
Quando sarà che maturi,
quando verrai fuori dalle
tue continue stramberie
chi ami davvero, chi ami
senza veli, non và bene.
Brutto paccutone, saccutone
saggiccione, stì simbr' lassù
ngim' a nà stell', piss' lu temb'
a sugnà chi non ti ama,
ma pè ttà, fà lu stess'...
Indànd, mojet' vò lu divorzij,
socer't, tè li cujùn 'rvutchìt',
mammèt nen' barl' mangh'
cchiù: chi 'ttì spusàt' a ffà...
Tu vorresti cambiare, ogni
giorno è il giorno buono,
'Domani, domani', sempre
domani...
( Camillo Catrellani; 24 Novembre 2015 Mattina)
sabato 21 novembre 2015
ARL. SACCUTONE
ARL.
SACCUTONE
SACCUTONE
Sabato senza uno straccio d'un amico
oggi nessuno si è fatto vivo
non una telefonata, non una voce da
sotto casa.
C'è un bel sole, fà molto caldo
poco fà è passato a prendermi
Triestino, con la seicento.
Su 'ssobbra a Coste Sant'Agostino,
io, lui, Luciano Di Ventura e Nino-
saccutone.
Arrampicata in quattro, sopra lo sterrato,
motore canterino e filante, polverone.
Le 'bballe di saccutone, i discorsi
da sfrattato di Luciano, i silenzi di
Triestino, smaliziati e sornioni,
una gomma a terra una volta giunti
vicini al ristrorante.
'Lu màs de' giugn, oh Triestì, nde' la
liv' angòr ssà maj'a pesand'?
'No, và bene così, a mmà la làn
m'ascall' lu dendr' e nen me fà sudì'.
'Cum'aè, ti tutt'la schìn' ambuss'...
'Ma tu nd'proccupàn!'...
Cagnemm' la rot' ch'ddo' mnùt',
'rsallimm', e rpartèmm.
'Na' vot' co' la Prinzetta blu, sbijllìv'!
'Com'ij fatt' Fabbrì'?
'Chi sse' l'arcòrd, av'ij it' a Nepezzàn'
ch' mammà, nu' cerd' pund sindìv' nà
bbott' da dendr' lu mutòr, e la machn'
se fermò de bbott', furtun' ca' jav'
pian, e rrèt' a mmà, nge stev' nisciun...
'Nn'aèr la machn' che ch'armttìv' l'uj
abbrucìt'?
'No, call'aèr' la milleccènd' che m'argalò
patrm' quand'arvnò da Bust'Arsizzij'...
'De seconda man'...
'Scì, de' seconda màn...sarà stat' de' quarta
o quinda màn, mammà me diciò che l'aveva
pagata cinquanta mila lire e ddò casciàtt'
de scrippign''...
'Aèr' targàt' VA, come Varese'.
'Sci', Busto Arsizzij aè provinge de'
Varès''...
'La rcumbrò da lu mastr' su mmond'...
'Lu mastr' abbtèv a Milano, ma li candìr'
stev' quas' a li cunfin' ch' la Svizzèr,
Giuvànn, lu cap' mbriacòn de' Rocciàn'...
'Scì, che se ni' jò a Milan', scappòn
che m'ttò ngind' la fij' de nu' zang'r
de Notaresc'...
'Nn'aèr cattiv', ma ij piaciàv' tropp'
la bbirr' e là ciuccia'...
'Mbe' daje...chiamalu fèss!'...
'Scì, vabbò, o Nì, daje, ca' faciav' pur
shchif', a call' età, lasciò la moje
e tre fij' da sùl'...
'Nni vit' puvritt'...tre del'nguind' un pegge
dell'addr'...
'Vabbò... a la fìn, s'accidò...se jettò da nu'
viadott' add' cchiù de cend' mitr'...
- Teramo, Giugno 1978 -
( Camillo Catellani; 21 Novembre 2015 )
ARK. LI SCIM'...
ARK.
LI SCIM'...
Ero giovane.
Ero giovane e ingenuo.
Ero giovane, ingenuo e sognatore.
Ero giovane, ingenuo,
sognatore e romantico,
quella mattina misi la Canzone
del Sole, come tutte le mattine.
Le ragazze attorno a me ridevano
io cantavo estasiato il finale
della canzone, e sorridevo alle
ragazze, le ragazze ridevano
come delle pazze, la mia pinguedine
la mia bruttezza, la mia povertà,
le mie cicche puzzolenti, popolari
senza filtro, i miei pantaloni a zampa
d'elefante, figli di una moda atroce,
troppo stretti in vita, che mi torturavano,
i gamboni che sembrano due prosciutti.
Dagli enormi altoparlanti, suonava
Confusione, tremavo di freddo,
domenica pomeriggio di fine novembre,
umisissima e bagnata di pioggia
incessante.
Dovevano venire a prendermi con
la 500, Alberto, Berardo e Tullio,
non si vedeva nessuno.
Solo e un po' sconsolato,
davanti alla Firestone,
a Piazzale San Francesco
meditavo di tornarmene
a casa.
Da lontano mi saluta Gastone,
accosta e mi dice di salire.
Mi sorride, gli sorrido: 'Begli
amici de' lu cazz', eh'?...
'Vabbò, ma pur'tu, cuma fì,
a ij' ggirènn ch'certa ggend...'.
Daje, massàr ce ne jam' a lu Gatt',
offr'ìn...
Adriana, Concetta e Pasquarosa,
Angela, Mariangela, e Annalisa.
Tutte grandissime culaperte,
sei loffe patentate accumbagnit'
da altrettand scim': Robert' lu froch'
che ssà voce da mammoccetto,
l'atru baccalà de Fabrizzij de Basciàn,
Sande e Nicol', simbr' 'nzimbr, un'
cchiù mbapìt' dell'addr'; ssà ssù
nfonn' Giangarl ch'nà faccia rosch'
che stà mbriìch da la matìn, e tra tanda
scim', lu men' scem' de tutt',
Damian' de Cullatterràt Add'.
(Nen' ve proccupèt, ca' ngi ving'
mbaccj a vvu'.)...
Teramo, 28 Novembre 1972
( Camillo Catellani; 21 Novembre 2015 Mattina )
LI SCIM'...
Ero giovane.
Ero giovane e ingenuo.
Ero giovane, ingenuo e sognatore.
Ero giovane, ingenuo,
sognatore e romantico,
quella mattina misi la Canzone
del Sole, come tutte le mattine.
Le ragazze attorno a me ridevano
io cantavo estasiato il finale
della canzone, e sorridevo alle
ragazze, le ragazze ridevano
come delle pazze, la mia pinguedine
la mia bruttezza, la mia povertà,
le mie cicche puzzolenti, popolari
senza filtro, i miei pantaloni a zampa
d'elefante, figli di una moda atroce,
troppo stretti in vita, che mi torturavano,
i gamboni che sembrano due prosciutti.
Dagli enormi altoparlanti, suonava
Confusione, tremavo di freddo,
domenica pomeriggio di fine novembre,
umisissima e bagnata di pioggia
incessante.
Dovevano venire a prendermi con
la 500, Alberto, Berardo e Tullio,
non si vedeva nessuno.
Solo e un po' sconsolato,
davanti alla Firestone,
a Piazzale San Francesco
meditavo di tornarmene
a casa.
Da lontano mi saluta Gastone,
accosta e mi dice di salire.
Mi sorride, gli sorrido: 'Begli
amici de' lu cazz', eh'?...
'Vabbò, ma pur'tu, cuma fì,
a ij' ggirènn ch'certa ggend...'.
Daje, massàr ce ne jam' a lu Gatt',
offr'ìn...
Adriana, Concetta e Pasquarosa,
Angela, Mariangela, e Annalisa.
Tutte grandissime culaperte,
sei loffe patentate accumbagnit'
da altrettand scim': Robert' lu froch'
che ssà voce da mammoccetto,
l'atru baccalà de Fabrizzij de Basciàn,
Sande e Nicol', simbr' 'nzimbr, un'
cchiù mbapìt' dell'addr'; ssà ssù
nfonn' Giangarl ch'nà faccia rosch'
che stà mbriìch da la matìn, e tra tanda
scim', lu men' scem' de tutt',
Damian' de Cullatterràt Add'.
(Nen' ve proccupèt, ca' ngi ving'
mbaccj a vvu'.)...
Teramo, 28 Novembre 1972
( Camillo Catellani; 21 Novembre 2015 Mattina )
ARJ. VIA BEZZECCA
ARJ.
VIA BEZZECCA
( Franco e Mariarosa )
Rumori in lontananza
ma formiche sui tronchi
bagliori di luce tra
i rami aulenti, fitti
di Colle San Marco.
Mi ero messa dietro na' fratta
che dovevo piscià,
quando l'improviso mi scì
comparso davanti e m'hai detto
'-Mi vuoi sposàa-'?
Te so' detto '-Fammi finì almeno de piscià-'
Jemo, che la facèmo...
Scimo fatti na' rapina a la Banca
de San Benedetto, e ce semo messi
su una panchina, a contà i soldi,
ma l'vento, ce li ha fatti volà via
quasci tutti, e ci hanno arestato...
Duecentomila lire semo fatti 'ndembo
a fregacceli, e ce semo fatti l'apetto
nuovo.
Mo ce jemo a caricà li cartò,
da Porto d'Ascoli, fino a Grottammare.
Mi sci fatto un giorno
'-Te porto in viaggio
de nozze-', e semo andati
a Loreto a vedè la chiesa.
Ieri matina, lo so' 'ndato a svejà,
ma non me risponneva,
ce so' tornata prima de magnà
ma stava ancora dormì,
l'ho chiamato tre volte, ma
niende: ho chiamato l'amico suo
Ercolì, quello de sotto a noi,
Voltattorni, l'ha visto, l'ha chiamato
'-Oh Franco, oh Franco-'!
E' morto, Mariarò.
Me so' messa a piagne, adesso so'
n'atra vota sola...
( Camillo Catellani; 21 Novembre 2015 Mattina )
VIA BEZZECCA
( Franco e Mariarosa )
Rumori in lontananza
ma formiche sui tronchi
bagliori di luce tra
i rami aulenti, fitti
di Colle San Marco.
Mi ero messa dietro na' fratta
che dovevo piscià,
quando l'improviso mi scì
comparso davanti e m'hai detto
'-Mi vuoi sposàa-'?
Te so' detto '-Fammi finì almeno de piscià-'
Jemo, che la facèmo...
Scimo fatti na' rapina a la Banca
de San Benedetto, e ce semo messi
su una panchina, a contà i soldi,
ma l'vento, ce li ha fatti volà via
quasci tutti, e ci hanno arestato...
Duecentomila lire semo fatti 'ndembo
a fregacceli, e ce semo fatti l'apetto
nuovo.
Mo ce jemo a caricà li cartò,
da Porto d'Ascoli, fino a Grottammare.
Mi sci fatto un giorno
'-Te porto in viaggio
de nozze-', e semo andati
a Loreto a vedè la chiesa.
Ieri matina, lo so' 'ndato a svejà,
ma non me risponneva,
ce so' tornata prima de magnà
ma stava ancora dormì,
l'ho chiamato tre volte, ma
niende: ho chiamato l'amico suo
Ercolì, quello de sotto a noi,
Voltattorni, l'ha visto, l'ha chiamato
'-Oh Franco, oh Franco-'!
E' morto, Mariarò.
Me so' messa a piagne, adesso so'
n'atra vota sola...
( Camillo Catellani; 21 Novembre 2015 Mattina )
venerdì 13 novembre 2015
giovedì 12 novembre 2015
ARH. ERA PRIMAVERA ERA
ARH. ERA PRIMAVERA ERA
ERA PRIMAVERA ERA
Tu non sbagli mai la mescola dei colori,
essi sono precisi, netti, od a volte si
confondono, si compenetrano.
Ma i colori più belli, quelli belli per davèro,
tu non li ricordi più, tu, io li ricordo sempre,
tu no.
Il Neftabàk, io ce l'ho, io ce l'ho il Corno,
io ho il corno e tu no.
Ma prima di morire, tanti quadri dipingerai,
farai icone, pitterai sui muri figure di cartone,
tanti bei quadretti, bravi ragazzi, fate dei bei
lavoretti...
La pittura d'un cielo azzurro, nella tua mente
ha dimenticato le tinte leggere, il celeste vivo
di due occhi di ragazza, quando eravamo
studenti di Pavia.
Una volta tanto, metti un angelo negro, un
forestiero, un genovese nei tuoi dipinti severi.
( Camillo Catellani; 12 Novembre 2015 Sera )
ERA PRIMAVERA ERA
Tu non sbagli mai la mescola dei colori,
essi sono precisi, netti, od a volte si
confondono, si compenetrano.
Ma i colori più belli, quelli belli per davèro,
tu non li ricordi più, tu, io li ricordo sempre,
tu no.
Il Neftabàk, io ce l'ho, io ce l'ho il Corno,
io ho il corno e tu no.
Ma prima di morire, tanti quadri dipingerai,
farai icone, pitterai sui muri figure di cartone,
tanti bei quadretti, bravi ragazzi, fate dei bei
lavoretti...
La pittura d'un cielo azzurro, nella tua mente
ha dimenticato le tinte leggere, il celeste vivo
di due occhi di ragazza, quando eravamo
studenti di Pavia.
Una volta tanto, metti un angelo negro, un
forestiero, un genovese nei tuoi dipinti severi.
( Camillo Catellani; 12 Novembre 2015 Sera )
ARG. IO STO QUI, STO LI', STO OVUNQUE...
ARG.
IO STO QUI, STO LI', STO OVUNQUE...
( Volo Magico n. 1)
Mi sorridi...
Io sto qui, vedi...c'è Lei, c'è l'Anna, il Mario, il Dario
con la sua radiolina in Onde Medie, c'è il Cocacolo,
c'è Barbarella, ci sono i pinetti attorno a noi, le
paperelle nello stagno, laggiù, guarda, s'intravede
il Parco Solari...lassù, guarda, volano, sono trasparenti,
non ci vedono, sono coriandoli di vetro...
Ti avvicini...
Vieni...qui, si stà bene...i nostri occhi sono puliti, le nostre anime sono candide, tu puoi essere uno di noi, uno dei tanti, io sono uno dei tanti, uno tra i tanti, tutti siamo
una sola cosa, se tu vuoi, puoi unirti a noi da subito...
Mi stendi le tue mani...
Noi ti vogliamo bene, qui tutto è Amore, il sitar suona,
senti? Hare Krishna, hare Krishna, Hare Hare...
i tuoi occhi sono sempre bellissimi, qui tutti hanno occhi bellissimi, qui tutti si amano, qui tutto è amore, qui tutto è luce...
Mi abbracci...
Noi stiamo sempre sempre abbracciati, anche quando siamo distanti l'uno dall'altro, qui ognuno è di tutti, nessuno è di proprietà esclusiva di sè stesso...
Piangi...
Il Vero Amore, quello della Fede, dello Spirito, fà piangere di gioia, noi siamo qui, vedi, c'è l'Anna, c'è Barbarella, c'è Lei, ci sono io: vedi, noi ti amiamo, noi ti sorridiamo, vieni, vieni...
( Camillo Catellani; 12 Novembre 2015 Sera )
IO STO QUI, STO LI', STO OVUNQUE...
( Volo Magico n. 1)
Mi sorridi...
Io sto qui, vedi...c'è Lei, c'è l'Anna, il Mario, il Dario
con la sua radiolina in Onde Medie, c'è il Cocacolo,
c'è Barbarella, ci sono i pinetti attorno a noi, le
paperelle nello stagno, laggiù, guarda, s'intravede
il Parco Solari...lassù, guarda, volano, sono trasparenti,
non ci vedono, sono coriandoli di vetro...
Ti avvicini...
Vieni...qui, si stà bene...i nostri occhi sono puliti, le nostre anime sono candide, tu puoi essere uno di noi, uno dei tanti, io sono uno dei tanti, uno tra i tanti, tutti siamo
una sola cosa, se tu vuoi, puoi unirti a noi da subito...
Mi stendi le tue mani...
Noi ti vogliamo bene, qui tutto è Amore, il sitar suona,
senti? Hare Krishna, hare Krishna, Hare Hare...
i tuoi occhi sono sempre bellissimi, qui tutti hanno occhi bellissimi, qui tutti si amano, qui tutto è amore, qui tutto è luce...
Mi abbracci...
Noi stiamo sempre sempre abbracciati, anche quando siamo distanti l'uno dall'altro, qui ognuno è di tutti, nessuno è di proprietà esclusiva di sè stesso...
Piangi...
Il Vero Amore, quello della Fede, dello Spirito, fà piangere di gioia, noi siamo qui, vedi, c'è l'Anna, c'è Barbarella, c'è Lei, ci sono io: vedi, noi ti amiamo, noi ti sorridiamo, vieni, vieni...
( Camillo Catellani; 12 Novembre 2015 Sera )
mercoledì 11 novembre 2015
ARF. L'ASCIA NELLA TESTA
ARF. L'ASCIA NELLA TESTA
L'ascia conficcata nella testa,
nel boschetto dei pruni radi,
il sentiero conduce lontano
porta al mare, dalle ondine.
Le ondine filano sott'acqua,
blu scuro veloce, accecante
lui è come un salice, immoto
dalle belle accompagnato.
Come un alto muro,
hai diviso in un sol colpo
il passato dal futuro
quante braccia ha un polpo.
Era veloce e snello, lassù
e ben ossidato andava
il picco scosceso, la ripa
alzato in volo, per il sole.
Ma la tenebra ora avvolge
il sorriso squarciato a metà
tale per sempre resterà
sotto sette palmi di terra.
( Camillo Catellani; 11 Novembre 2015 Pomeriggio )
sabato 7 novembre 2015
ARE. RICORDARE
RICORDARE
Ti ricordi, Massi, il Bar di Perugia?
I coniugi, proprietari, chissà...
31 anni fà, le nocciole al posto delle
caramelle, 200 lire, giri ed escono.
L'anno prima, compravo i Gocciolì...
Mi dispiaceva più andar via, o ero più
contento di tornare a casa...chi lo sa...
Pian di Massiano-Via Cortonese, la
macelleria, Valdichiana Carni...
Splendida mattina di sole, le Stuyvesant
da fumare, le ragazze, i ragazzi, io già
un pò appartato, un pò discosto, belle no,
carine, nulla di che, abiti del 1984, nel 1984.
Io ero un pò discosto, tra sole e cielo,
l'azzurro cielo di chi è nato un po' più
in basso, non di tanto, ma un pò giù.
Abruzzesità, ma non si dice, non si
pensa, inettitudine, ma non si vede,
maturità, ma non si nota, non sembra,
io un pò discosto: allora, ma perchè?
Perchè già tentavo, provavo la fuga
dagli uomini, dal mondo, già stavo
meglio solo, solo con me stesso,
alto ero alto, non alto due metri,
ma già grassoccio, alto, con le
Stuyvsant Dure e l'accendino
nella sinistra, con la destra la
cicca e fumavo, che già mi partivo
dagli amici, me ne andavo, per i fatti miei,
e me ne stavo, felice, non capro, pensante.
Com'erano belli e solitari, i dintorni
alberati di Pian di Massiano, via via
verso Ferro di Cavallo, Elce, Olmo.
Massi, ti ricordi Bergamo?
Nel carrino di Bergamo, le pagine
dei pornografici attaccate alle pareti,
raccontavano di solitudine, di mestizia.
Ricordo la nebbia, la mattina del nove
novembre, il magone, la paura non solo
di dirlo, ma finanche di pensarlo:
la nebbia, l'umidità m'erano amiche,
cercavo di avvicinarmi, ma sempre
un moto di fuga era in me, sempre.
Il mio modo di essere, l'indole ria
e solitaria, non era orgoglio, era
carattere, l'animus che basta a sè
medesimo.
Partire è un pò morire, ogni anno,
da quell'anno, pensare '-Quest'anno
ritorno a Perugia, per i Morti, torno,
per i colleghi, per i mestieri, per i banchi'...
Ma sempre il solito pensiero che mi
spinge a restare: chi rivedo, chi è rimasto,
cosa vado a fare, vado con una pivella,
vado con un amico, vado da solo...
Non andai mai.
Massi, ti ricordi l'ultima sera, il saluto
leggiero, il Cugino del Malanno, il freddo
ed i sorrisi.
Perugia, io non ti conoscevo, eri bella, nelle
tue tante periferie, enorme palude asfaltata,
senza granchi, senza amore, solo con me
stesso.
( Camillo Catellani; 7 Novembnre 2015 Sera )
Ti ricordi, Massi, il Bar di Perugia?
I coniugi, proprietari, chissà...
31 anni fà, le nocciole al posto delle
caramelle, 200 lire, giri ed escono.
L'anno prima, compravo i Gocciolì...
Mi dispiaceva più andar via, o ero più
contento di tornare a casa...chi lo sa...
Pian di Massiano-Via Cortonese, la
macelleria, Valdichiana Carni...
Splendida mattina di sole, le Stuyvesant
da fumare, le ragazze, i ragazzi, io già
un pò appartato, un pò discosto, belle no,
carine, nulla di che, abiti del 1984, nel 1984.
Io ero un pò discosto, tra sole e cielo,
l'azzurro cielo di chi è nato un po' più
in basso, non di tanto, ma un pò giù.
Abruzzesità, ma non si dice, non si
pensa, inettitudine, ma non si vede,
maturità, ma non si nota, non sembra,
io un pò discosto: allora, ma perchè?
Perchè già tentavo, provavo la fuga
dagli uomini, dal mondo, già stavo
meglio solo, solo con me stesso,
alto ero alto, non alto due metri,
ma già grassoccio, alto, con le
Stuyvsant Dure e l'accendino
nella sinistra, con la destra la
cicca e fumavo, che già mi partivo
dagli amici, me ne andavo, per i fatti miei,
e me ne stavo, felice, non capro, pensante.
Com'erano belli e solitari, i dintorni
alberati di Pian di Massiano, via via
verso Ferro di Cavallo, Elce, Olmo.
Massi, ti ricordi Bergamo?
Nel carrino di Bergamo, le pagine
dei pornografici attaccate alle pareti,
raccontavano di solitudine, di mestizia.
Ricordo la nebbia, la mattina del nove
novembre, il magone, la paura non solo
di dirlo, ma finanche di pensarlo:
la nebbia, l'umidità m'erano amiche,
cercavo di avvicinarmi, ma sempre
un moto di fuga era in me, sempre.
Il mio modo di essere, l'indole ria
e solitaria, non era orgoglio, era
carattere, l'animus che basta a sè
medesimo.
Partire è un pò morire, ogni anno,
da quell'anno, pensare '-Quest'anno
ritorno a Perugia, per i Morti, torno,
per i colleghi, per i mestieri, per i banchi'...
Ma sempre il solito pensiero che mi
spinge a restare: chi rivedo, chi è rimasto,
cosa vado a fare, vado con una pivella,
vado con un amico, vado da solo...
Non andai mai.
Massi, ti ricordi l'ultima sera, il saluto
leggiero, il Cugino del Malanno, il freddo
ed i sorrisi.
Perugia, io non ti conoscevo, eri bella, nelle
tue tante periferie, enorme palude asfaltata,
senza granchi, senza amore, solo con me
stesso.
( Camillo Catellani; 7 Novembnre 2015 Sera )
ARD. EPIFANIE
EPIFANIE
La casa di campagna, faceva fumo di mattina
niente vento, novembre caldino, galline giravano
pigolando, il gallo dormiva, il silenzio della terra,
il panino coi peperoni fritti con l'uovo, mezzo
bicchiere di vino nuovo.
Un viaggio breve, case adiacenti, altre galline,
cani, gatti, maiali nella stalletta, dagli mezza
zucca a fette, tagliate grossolanamente.
Torno, ma è presto, la radio in Onde Corte
la accenderò dopo pranzo, là, adesso,
al granaio, m'attende lei, che non conosco,
ma ci conosceremo presto.
L'elefante a sei zampe, tiro fuori
el gaèto, e lei ride, ma zia Elghe
me ciama, vado, ci vediamo domani.
Profumo di lesso, polenta, la notte
insonne, la festa del quattro novembre,
gli abitanti del posto corrono, ma io
di feste ne ho viste già tante, i contrasti
vanno, i dritti dormono, i sinti girano.
In paese, c'era un baretto, duemila lire,
qualche cioccolata, in tasca, le cicche
ce l'ho a casa, in carovana ho le Nazionali
Semplici, l'accendino, gli svedesi, ed un po'
di mentine.
Di repente, nuvoloni neri, nuvole basse,
scendono rari goccioloni, poi gragnuola,
poi acqua copiosa, pranzo da bovoloni,
accendo la radio e accendo una cicca,
mi sgronacchio una cioccolata alle
arachidi.
I scaghèt...
( Camillo Catellani; 7 Ottobre 2015 Sera )
ARC. ...RIVEDO A ZEIA, 'ZENA AL BUIO...
...RIVEDO A ZEIA, 'ZENA AL BUIO...
Chissà perchè ricordo te stapera...
Ragazzino per le via di Genova, partisti
che eri un vispo ragazzino, dal paesello.
A Fuxe, Portoia, Boccadaxe, se ne aniemo
insieme cosi'.
Fantasma inconscio in cui evapora il suo
cervello scolpito da sappiamo infatti cosa
la costrizione per sostenere la menzogna,
lunare camminare fratello, che schizzo,
la botta, del BIIP, dentro la BIIP, la madre
che aveva la stessa età del fratello maggiore,
lungo i viali de Zena, caruggio de ciù, caruggiù
de men-nu, sempre con la fialetta in tasca,
fine del periodo.
Rivedo a zeia, 'Zena al buio, ascolti fantastici
la Mongolia in Onde Lunghe: Ulanbatààààààr!!!
Ma vaccagà, belinùn, impossibile, neanche
dai Giovi, neanche... a Torre Marconi...
Intanto, mentre io ascoltavo, Problèmo
gussava: la figlia, 22 anni, me l'ha data,
somiglianza leggera, ariosa.
Quadri, quadri, picche, picche, musse, belin,
ancu sci reì, anguscia sin annà sorvia e-e
lerfe de mee, veggettu in discesa, cianin,
un sussurro.
Quello che passa è solo figura/l'inattingibile
è qui evento, Isento de Nicotina, Nao contem fumo,
l'eccitante offerta della sua BIIP pelosa,
odore di cagna.
La parola censurata fà più effetto che...
Stesi così, passavamo il tempo, senza fare
alcunchè d'interessante, il sesso stesso non
ci interessava, eravamo pii e solitari, masturbazioni
non solo fisiche.
( Camillo Catellani; 7 Novembre 2015 Sera )
martedì 27 ottobre 2015
ARB. IL DIRITTO DI VIVERE
ARB. IL DIRITTO DI VIVERE
Cosa vorresti, tu, ora, idiota!
Cosa pretenderesti, cosa sei geloso, iroso
verde di rabbia furibonda ed inconcludente,
inerte come calce spenta.
Il frastuono della calce del sinto, ti frastorna
e ti trasforma in un essere remissivo, Lui ha
la donna e tu una coppia di 'bballe.
Ora, sono passati due anni, cosa
vorrebbe quel lì, nel giardino dello
spino, ci sei tu, al di là delle stelle,
ci sei tu, sempre tu, solo tu, ma
da solo, non hai ancora una donna,
sei single, è un tuo diritto, tu che
quasi sempre hai fatto nazione
per teh stesso.
Anche tu, hai il diritto di vivere,
anche tu ora puoi respirare all'aria
verde, la novità dura tre giorni, certe
volte, lo spazio di un mattino.
L'uomo è cacciatore, ora, tu puoi
vivere un giorno nuovo, il tuo giorno
nuovo.
Per pietà, ch'io mi innamori di perdute
genti, era un tempo il tempo felice:
adesso è il tempo di silenzi asciutti,
sapide esperienze nuove, le cassettiere
in noce spandono profumi lignei secchi,
precisi, ora le utopie del Domani sono
possibili, il suo piagnucolante ardire,
pietoso, non trova riscontro: la pietà
che non ebbe, tu non cellhai.
Tu pretendi, non puoi, cosa vorresti,
adesso, cosa vorresti che facesse...
( Camillo Catellani; 27 Ottobre 2015 )
giovedì 22 ottobre 2015
ARA. MATTINA SILENZIOSA E FREDDA
MATTINA SILENZIOSA E FREDDA
IL PRESENTE
Mattina silenziosa e fredda, per le strade non c'è nessuno,
poche auto, il 5 Novembre, pochissimi soldi in tasca, affitto da pagare, niente casa al mare o in montagna, ma i miei stanno tutti bene, ed io esco oggi dalla convalescenza.
Tornare a vivere, dopo esser stato solo al mondo per
tanto tempo, con sè medesimo, è un piacere leggiero
et arioso, fà bene al cuore e all'intelletto, i calzoni alle
acciughe e formaggio della rosticeria sotto casa,
fumano e profumano, ne mangio uno, pijo na'
cocca-cola, e passo na' matina serena, a leggere
il giornale, che riporta notizie poco interessanti,
faccio un cruciverba, che mi annoja mortiferamente
poichè troppo elementare.
Le finestre zozze del bar lasciano entrare un sole sifilitico, malato, come le mie giornate di un tempo, quando non pensavo a niente, non avendo niente da pensare.
AMICI DI UN TEMPO CHE NON TORNA
Amici cari, di un tempo lontano, le domeniche pomeriggio d'autunno, appena fuori le mura, serene passeggiate in silenzio, appena rotto dal passaggio di carretti dei lupini e delle carobbie, venti lire: mi dia un cartoccio.
In un eccesso di baldanza sfrenata, sputai un nocciolo
in faccia ad Ippolito, che replicò con un calcio alle terga,
tutto fatto senza acrimonia, presto di nuovo abbracciati,
tre amici inseparabili; Ottorino, il più giovane, il meno
scalmanato, osservava divertito i nostri diverbi filosofici
e le animate discussioni in piola: gli occhi azzurri e profondi di Ildegarda, la bellezza mediterranea di Florenzia, la calda sensualità di Eunice, brutta, ma dai lunghi corvini che esplodevano il nostro desiderio.
Erano tempi innocenti e spensierati, non conoscevo
ancora la rozza superficialità di Concetta e la freddezza
interessata di Pasquarosa.
( Camillo Catellani; 22 Ottobre 2015 )
IL PRESENTE
Mattina silenziosa e fredda, per le strade non c'è nessuno,
poche auto, il 5 Novembre, pochissimi soldi in tasca, affitto da pagare, niente casa al mare o in montagna, ma i miei stanno tutti bene, ed io esco oggi dalla convalescenza.
Tornare a vivere, dopo esser stato solo al mondo per
tanto tempo, con sè medesimo, è un piacere leggiero
et arioso, fà bene al cuore e all'intelletto, i calzoni alle
acciughe e formaggio della rosticeria sotto casa,
fumano e profumano, ne mangio uno, pijo na'
cocca-cola, e passo na' matina serena, a leggere
il giornale, che riporta notizie poco interessanti,
faccio un cruciverba, che mi annoja mortiferamente
poichè troppo elementare.
Le finestre zozze del bar lasciano entrare un sole sifilitico, malato, come le mie giornate di un tempo, quando non pensavo a niente, non avendo niente da pensare.
AMICI DI UN TEMPO CHE NON TORNA
Amici cari, di un tempo lontano, le domeniche pomeriggio d'autunno, appena fuori le mura, serene passeggiate in silenzio, appena rotto dal passaggio di carretti dei lupini e delle carobbie, venti lire: mi dia un cartoccio.
In un eccesso di baldanza sfrenata, sputai un nocciolo
in faccia ad Ippolito, che replicò con un calcio alle terga,
tutto fatto senza acrimonia, presto di nuovo abbracciati,
tre amici inseparabili; Ottorino, il più giovane, il meno
scalmanato, osservava divertito i nostri diverbi filosofici
e le animate discussioni in piola: gli occhi azzurri e profondi di Ildegarda, la bellezza mediterranea di Florenzia, la calda sensualità di Eunice, brutta, ma dai lunghi corvini che esplodevano il nostro desiderio.
Erano tempi innocenti e spensierati, non conoscevo
ancora la rozza superficialità di Concetta e la freddezza
interessata di Pasquarosa.
( Camillo Catellani; 22 Ottobre 2015 )
domenica 18 ottobre 2015
AQZ. IO VI VOGLIO BENE
IO VI VOGLIO BENE
Io vi voglio bene, siete tanti, io vi voglio bene, a tutti i quanti.
Nasce da lontano, quest'affetto, Monaca di Monza, ti rispetto, per te, che mangi sempre, prosciutto, wurstel e lonza.
La tua verve aprutina si mesce ad una personalità tedesca, sembi serissma, ma in fondo sei strampalata, seh! Stai fresca...
Altro che tedesca...
Vi voglio bene indifferentemente, non vi conosco, ma semplicemente, io vi amo, veramente.
Perlomeno, mi siete tanto cari, come cugini che non si vedono mai e non si parlano, ognuno ha i suoi guai, chi lo prende l'ultimo
treno?
Per lui, poi, da non dire, gliene voglio ancor di più, sincero a non finire, ma lo scritto è già stantio, con rispetto vado via, resta solo un un po' di rabbia, Boia Dio!
( Camillo Catellani; 18 Ottobre 2015 Mattina )
...lu venezian...
Lu barbier' de' Via Firenze, aè lu cap' pettlòn de Pescare,
te' paura de lu Veneziàn, pe' li papucchij che arvòtec' a lu
jurn'...
AQY. ALSO SPRACHE COCACOLO - 17
ALSO SPRACHE COCACOLO
FARNETICAZIONE N. 17
Addio Milano Bella
1. Un bel trip e tanta tanta figa. 2. Milano è il top. 3. Milano è una leggenda.
4. Coca, acidi e tanta figa. 5. Voi stronzi cazzoni che. 6. Vi alzate presto per
andare a lavorare. 7. E non la vedete mai, la patacca. 8. Noi siamo li' che ci divertiamo.
9. Droga, alcol e tanta tanta bernarda. 10. Non diciamo a nessuno. 11. Dei nostri
bruschi risvegli. 12. I nostri rientri dai viaggi. 13. Solo solo affari nostri.
14. Se tu amico che non ciuli mai. 15. Hai voglia di giudicare. 16. Fallo pure.
17. Ma non ci rompere i coglioni. 18. Vai dai un'altra parte, girati, alza i tacchi.
19. E vattene. 20. Milano, è la Vita, la vera, la genuina, la verace. 21. Milaa' e te
chi... 22. chi và via perde il posto a l'osteria. 23. Chi và a Pavia, gli ciulano
la zia. 24. Blablablablablablblablablaaaaablaaaaaalaaalaaaaa'! 25. End.
( Camillo Catellani; 18 Ottobre 2015 Mattina )
FARNETICAZIONE N. 17
Addio Milano Bella
1. Un bel trip e tanta tanta figa. 2. Milano è il top. 3. Milano è una leggenda.
4. Coca, acidi e tanta figa. 5. Voi stronzi cazzoni che. 6. Vi alzate presto per
andare a lavorare. 7. E non la vedete mai, la patacca. 8. Noi siamo li' che ci divertiamo.
9. Droga, alcol e tanta tanta bernarda. 10. Non diciamo a nessuno. 11. Dei nostri
bruschi risvegli. 12. I nostri rientri dai viaggi. 13. Solo solo affari nostri.
14. Se tu amico che non ciuli mai. 15. Hai voglia di giudicare. 16. Fallo pure.
17. Ma non ci rompere i coglioni. 18. Vai dai un'altra parte, girati, alza i tacchi.
19. E vattene. 20. Milano, è la Vita, la vera, la genuina, la verace. 21. Milaa' e te
chi... 22. chi và via perde il posto a l'osteria. 23. Chi và a Pavia, gli ciulano
la zia. 24. Blablablablablablblablablaaaaablaaaaaalaaalaaaaa'! 25. End.
( Camillo Catellani; 18 Ottobre 2015 Mattina )
mercoledì 14 ottobre 2015
AQX. LA SCIMMIA
LA SCIMMIA
La puzz' de' sardell' a la cucìn',
che fa' rrietta', nu divanett'
fracich' de stoff' mbregnàt' de' fùmm
di sigarette, e llà ngim', la scimmia,
brutta comm la fam', cu' ssù labbr'
spaccàt, se la crèt', e pùr andpatec'...
Io scrivo sempre, io provo sempre,
tu, Gambetta, non puoi impedirmelo,
gentilissima.
Settembre rinfresca, ma è un autunno
triste e dimesso, sotto tono.
Lontano nel tempo, la lettura, sotto
la tempesta d'inizio ottobre, di Nedda
a Vasto.
Dai seni, non usciva più una goccia
di latte, ed i labbruzzi ormai esangui,
del piccino, non suggevano più
il bianco succo vitale, il bimbo muore.
IL LAUREATO
Sapere dopo una vita, che la differenza
delle cose era l'opposto del creduto,
fà uno strano effetto: la bernarda era
pelosa, ma l'atmosfera era allucinata,
il movimento, dapprima lento, si fè
sempre più veloce, springulini
colmi di siero, esplodono in lei,
Scimmie urlanti incontenibili,
giochi infantili evoluti a Sud,
lo sguardo ebete di chi vive
una vita senza anima e senza mani.
Dentro una scatola, un altra scatola,
e poi un altra, il buio è dentro ed è
tutto attorno, e dietro me arriva
un potente vento secco che mi
spallona.
( Camillo Catellani; Settembre 2015 )
martedì 13 ottobre 2015
AQW. BORDIGHERA
BORDIGHERA
TI SPOSERO' PERCHE'
'Hai del carattere'...
La stramaledettissima canzone di quell'anno triste ed acero,
torna alla mente, poichè la persona del malanno,
inusitatamente, è tornata.
A me di lui, come persona, non me ne può fottere di meno,
ma un pensiero a lui collegato, indirettamente (beh, fino
ad un certo punto...), ancor oggi m'offende.
Quello stato d'animo nojosissimo, ma loro erano gli eletti,
i futuri sposi, la Nuova Coppia, la Donna di Valore,
l'Uomo coi Cogliononi, e lo stronzo...
Pensieri inutili e perniciosi, che trovarono il giusto epilogo
ben presto, disgregando quel poco di buono che avevo
costruito, rivelando un'animo pavido e stitico, un
carattere ombroso, astioso e vendicativo.
Non c'era assolutamente nulla di cui vendicarsi, neppure
in prospettiva, ma c'era sempre Lui, il futuro Novello
Sposo, a fracassarmi le pendulità, con la sua stramaledetta
canzone buzzurra, coatta, a tormentarmi, e a rimpicciolire
un Io già corroso da infausti pensieri.
E così, quel catastrofico Giugno, iniziato sotto i migliori
auspici (Tutto...era a posto), si sfasciò giorno dopo giorno
tra incomprensioni di vario genere, ed un pensiero,
sempre lo stesso, che in fondo, non aveva ragione alcuna
d'essere, ma io non lo sapevo.
Io, a quei tempi, ero incosciente; io in quei giorni, non lo
sapevo...
( Camillo Catellani; 13 Ottobre 2015 Sera )
AQV. MALEDETTISMO
MALEDETTISMO
La sua cartella bianca di plastica con la maniglia rossa.
Immagine simbolo di chi ancora studia.
Immagine presa in prestito, per un disagio assurdo.
Ma la serpe velenosa in me, sempre in agguato,
non rode gli altri, ma me medesimo.
Cosa ci facevo io, lassù, in una casa orrata, che mai
avrebbe dovuto ospitare uno come me.
Chi mi volle, era un perfetto incosciente, cosa ci facevo
io, tra la carta velina del 'Canada'...
Che diritto, avevo io, di stare lì, tra genti diverse,
tra la bonomia di sguardi puliti, e l'infanzia protratta,
qual'era la mia cifra, quale la mia sostanza, la tara
della bilancia.
Una settimana senza nebbia, senza pioggia, senza
freddo, giorni sprecati, d'una vita data al vento.
Alla fine, nelle mano, un pugno di mosche morte.
Cosa ci facevi, tu, tra la carta velina sbiadita del 'Canada'?
( Camillo Catellani; 13 Ottobre 2015 Sera )
AQU. ALSO SPRACHE COCA-COLO - FARNETICAZIONE N. 16
AQU. ALSO SPRACHE COCA-COLO - FARNETICAZIONE N. 16
1. Non mi rompere i coglioni. 2. Oggi, ascolto Brassens. 3. Tu, stattene là.
4. Io, me ne resto qui, e mi và bene. 5. Dipingi, dormi, sogna. 6. Ma non
rompetemi più. 7. Li santissimi coliòni. 8. Tu. 9. E tua sorella. 10. La
Monaca di Monza. 11. Già non mi risponde più. 12. Ma a me...
13. La Finestra Dentro si è richiusa. 15. Torno a pensarti alla maniera.
16. Di sempre. 17. La solita. 18. La nojosa. 19. La leggera.
20. La obliante. 21. 'Un saluto non si nega a nessuno'... 22. Sbattitelo
in culo, il tuo saluto. 23. La mauvaise reputation. 24. Cette musique.
25. L'opportuniste. 26. 'Stò bene'. 27. Se Luigi si sporge verso l'acqua.
28. Sono solo fatti suoi. 29. 'Sei venuto qui a tormentarmi?'. 30.
Ehiii, scemoooo! 31. 'Vuoi ricordarmi tempi andati'. 32. 'Quando
grida e sorrisi, si confondevano alla. 33. Nebbia incombente?'.
34. I tuoi occhi erano già distanti. 35. Je t'amais, je t'amerai,
je t'aime moi non plus. 36. 'Ognuno ha le sue difficoltà'.
37. Soit le pont. 38. Coule la Seine. 39. Comme la vie est lent.
40. Et la sperance est violent. 41. 'Mi ha detto che si parla.
42. D'omosessualità'. 43. Roba da bulicci. 44. E bagasce , e musse
drue. 45. C'è una venatura di follia. 46. L'ho sempre saputo.
47. 'Oggi la mia voce, è la voce di chi. 48. Voce non ha'.
49. Ma non dire belinate. 50. 'Coca-colo vai a farinculo'.
51. Abelinato e pittima del Dio. 52. 'Il buliccio eri tu'.
53. Erano problemi miei. 54. Tout le soir, soit la maison de Dieu.
55. '...'A pittima'... 56. Feto O' Sciaccanuxe... 57. 'Lerfe de mèe'.
58. Non solo miele, anche zucchero'. 59. 'Non avevi detto
che si era chiusa. 60. La Finestra Dentro?'. 61. Infatti.
62. Allora? 63. Alua, ninte, tornato derè d'un'anno e mezzo'.
64. Prima di andare allo scontro. 65. Con la Monaca di Monza.
67. 'La piccola'. 68. Quella stupida'. 69. L'amico degli amici.
70. Se vedemu...
( Camillo Catellani; 13 Ottobre 2015 Sera )
1. Non mi rompere i coglioni. 2. Oggi, ascolto Brassens. 3. Tu, stattene là.
4. Io, me ne resto qui, e mi và bene. 5. Dipingi, dormi, sogna. 6. Ma non
rompetemi più. 7. Li santissimi coliòni. 8. Tu. 9. E tua sorella. 10. La
Monaca di Monza. 11. Già non mi risponde più. 12. Ma a me...
13. La Finestra Dentro si è richiusa. 15. Torno a pensarti alla maniera.
16. Di sempre. 17. La solita. 18. La nojosa. 19. La leggera.
20. La obliante. 21. 'Un saluto non si nega a nessuno'... 22. Sbattitelo
in culo, il tuo saluto. 23. La mauvaise reputation. 24. Cette musique.
25. L'opportuniste. 26. 'Stò bene'. 27. Se Luigi si sporge verso l'acqua.
28. Sono solo fatti suoi. 29. 'Sei venuto qui a tormentarmi?'. 30.
Ehiii, scemoooo! 31. 'Vuoi ricordarmi tempi andati'. 32. 'Quando
grida e sorrisi, si confondevano alla. 33. Nebbia incombente?'.
34. I tuoi occhi erano già distanti. 35. Je t'amais, je t'amerai,
je t'aime moi non plus. 36. 'Ognuno ha le sue difficoltà'.
37. Soit le pont. 38. Coule la Seine. 39. Comme la vie est lent.
40. Et la sperance est violent. 41. 'Mi ha detto che si parla.
42. D'omosessualità'. 43. Roba da bulicci. 44. E bagasce , e musse
drue. 45. C'è una venatura di follia. 46. L'ho sempre saputo.
47. 'Oggi la mia voce, è la voce di chi. 48. Voce non ha'.
49. Ma non dire belinate. 50. 'Coca-colo vai a farinculo'.
51. Abelinato e pittima del Dio. 52. 'Il buliccio eri tu'.
53. Erano problemi miei. 54. Tout le soir, soit la maison de Dieu.
55. '...'A pittima'... 56. Feto O' Sciaccanuxe... 57. 'Lerfe de mèe'.
58. Non solo miele, anche zucchero'. 59. 'Non avevi detto
che si era chiusa. 60. La Finestra Dentro?'. 61. Infatti.
62. Allora? 63. Alua, ninte, tornato derè d'un'anno e mezzo'.
64. Prima di andare allo scontro. 65. Con la Monaca di Monza.
67. 'La piccola'. 68. Quella stupida'. 69. L'amico degli amici.
70. Se vedemu...
( Camillo Catellani; 13 Ottobre 2015 Sera )
lunedì 5 ottobre 2015
AQT. ALSO SPRACHE COCACOLO --- 15
AQT. ALSO SPRACHE COCACOLO --- 15
PAPA' IN CASTIGO
In sottofondo l'LP 'A Passion Play' dei Jethro Tull - 1974
1. 'Vabbè, noi andiamo... 2. Facciamo una passeggiatina'.
3. Oggi niente gelato, Oreste?. 4. 'Oggi no, sono in castigo io, oggi è in castigo papà'. 5. Chi ti ci ha messo in castigo, tu moje?. 6. 'Eh? Seh... 7. Mo' me mette in castigo mi moje...
8. Già me ne ha fatti troppi de danni... 9. Mo' me fa fa'
pure quello...' 10. Orè, ho conosciuto una bella bulgara
ieri... 11. 'Guarda, te posso di' na' cosa... 12. M'ha detto
che non sono il marito'. 13. Ah, perchè convivete... 14. 'Siamo sposati in Comune... 15. Lei mi ha sempre detto 16. Che non sono il marito' 17. Ah, e che sei, il cameriere...
18. 'Allora che sono? 19. --Sei er papà der pupo--'.
20. Lei mi dice che lei non l'ha fatto...'. 21. Ah, e chi l'ha
fatto, la fotocopiatrice, in serie... 22. 'Lasciamo perdere...'.
23. Guarda, Orè, mi dici cose. 24. Che francamente.
25. Si sentono poco... 26.'Guarda, in tre mesi ho messo
su 20 chili... 27. Per il nervoso... '. 28. Vàbbe', ne riparlassimo dai... 29. *Ne parlamo n'antra vorta...* 30. 'No no, non se ne po' parlà...'.
29: Assunta la romana.
( Camillo Catellani; 5 Ottobre 2015 Sera )
PAPA' IN CASTIGO
In sottofondo l'LP 'A Passion Play' dei Jethro Tull - 1974
1. 'Vabbè, noi andiamo... 2. Facciamo una passeggiatina'.
3. Oggi niente gelato, Oreste?. 4. 'Oggi no, sono in castigo io, oggi è in castigo papà'. 5. Chi ti ci ha messo in castigo, tu moje?. 6. 'Eh? Seh... 7. Mo' me mette in castigo mi moje...
8. Già me ne ha fatti troppi de danni... 9. Mo' me fa fa'
pure quello...' 10. Orè, ho conosciuto una bella bulgara
ieri... 11. 'Guarda, te posso di' na' cosa... 12. M'ha detto
che non sono il marito'. 13. Ah, perchè convivete... 14. 'Siamo sposati in Comune... 15. Lei mi ha sempre detto 16. Che non sono il marito' 17. Ah, e che sei, il cameriere...
18. 'Allora che sono? 19. --Sei er papà der pupo--'.
20. Lei mi dice che lei non l'ha fatto...'. 21. Ah, e chi l'ha
fatto, la fotocopiatrice, in serie... 22. 'Lasciamo perdere...'.
23. Guarda, Orè, mi dici cose. 24. Che francamente.
25. Si sentono poco... 26.'Guarda, in tre mesi ho messo
su 20 chili... 27. Per il nervoso... '. 28. Vàbbe', ne riparlassimo dai... 29. *Ne parlamo n'antra vorta...* 30. 'No no, non se ne po' parlà...'.
29: Assunta la romana.
( Camillo Catellani; 5 Ottobre 2015 Sera )
giovedì 10 settembre 2015
AOS.MALEDETTO
MALEDETTO
Lu cucc' ride arrèt a la tastiera,
ma ssu' curnutòn penz'a bbàv' la bbirr'...
Li cumbigna su', ngè fà cchiù ccàs',
ha 'rmast' sòl gnè nù càn, a Tèrm',
a Urtòn', a Cchìt', a Bbsìnd', a Giglie
finind a Cappsàn, nisciùn je và cchiù
arrèt, a ssù mammalucc'...
Ae' nu' scèm, nù matt, ae' mmàlàt,
è nù mazz' froch, và che li' puttàn',
nza maje capìt' chi je piace, la ciuccia
o la carne de' porc'...
Lu vit' arvestìt mal', li cazz'
mazz'arcalìt', la camicia bbuttùnat' mal',
li scarp' slaccìt', la coccia ciucc'...
Lu parlà, ni ji po' dice nind',
'azza la voce,
te' simbr' aaraggiòn ass'...
Cotech' de' prima fàtt,
nen te offre nù cafè
mang' se' te vat' a murì accis,
quand' ji pich' tu', rit' nda' nu mammocce...
la puzz' de' sardell' a la cucìn',
che fa' rrietta', nu divanett'
fracich' de stoff' mbregnàt' de' fùmm
di sigarette, e llà ngim', la scimmia,
brutta comm la fam', cu' ssù labbr'
spaccàt, se la crèt', e pùr andpatec'...
Io scrivo sempre, io provo sempre,
tu, Gambetta, non puoi impedirmelo,
gentilissima.
Settembre rinfresca, ma è un autunno
triste e dimesso, sotto tono.
Lontano nel tempo, la lettura, sotto
la tempesta d'inizio ottobre, di Nedda
a Vasto.
Dai seni, non usciva più una goccia
di latte, ed i labbruzzi ormai esangui,
del piccino, non suggevano più
il bianco succo vitale, il bimbo muore.
IL LAUREATO
Sapere dopo una vita, che la differenza
delle cose era l'opposto del creduto,
fà uno strano effetto: la bernarda era
pelosa, ma l'atmosfera era allucinata,
il movimento, dapprima lento, si fè
sempre più veloce, springulini
colmi di siero, esplodono in lei,
Scimmie urlanti incontenibili,
giochi infantili evoluti a Sud,
lo sguardo ebete di chi vive
una vita senza anima e senza mani.
Dentro una scatola, un altra scatola,
e poi un altra, il buio è dentro ed è
tutto attorno, e dietro me arriva
un potente vento secco che mi
spallona.
( Camillo Catellani; Settembre 2015 )
domenica 16 agosto 2015
AQR. COME RINASCERE
Dopo quasi tre mesi di caldo maledetto praticamente
senza pause, pare che lo
stramaledetto ''Africano'', sia rientrato nelle
sue zonacce d'appartenenza...
Temporali, spifferi freschi, nuvoloni bassi e neri,
carichi di pioggia ripulente, spenti ventilatori e
condizionatori, una benefica
cascata di ioni negativi naturali, balsamici,
emollienti, profumati di pino ed mentolo,
notti più lunghe e dormite non più disturbate
dall'afa e dalle bestiacce volanti...
Dite quel che volete, ma a me l'estate piace UNICAMENTE
perchè dopo viene l'autunno...
( Camillo Catellani; 16 Agosto 2015 Pomeriggio )
Iscriviti a:
Commenti (Atom)
