lunedì 24 febbraio 2014

AGG. AMICO CHE MI MUORI FRA LE BRACCIA

      
        AMICO CHE MI MUORI FRA LE BRACCIA


Amico che amai,
mai ti vidi così
estraneo a te stesso.

Perchè non ce ne sono,
tu, vuoi.

Mi muori fra le braccia,
e questo senza speranza canto
ti seppellisce.

Piccoli sono ora i tuoi
pensieri, e i desideri,
efebo estasiato.

Gangia nel tuo naso,
olezzi orientali,
portati a te dai
falchi della morte.

O profeta dell'amore,
che svanisci, sapessi
como soffro per l'odio,
di me stesso per le tue azioni.

Nei tuoi occhi non scorgo,
che a tratti brevi,
il ricordo di teneri scambi.

Le sofferenze patite
danno vigore ai futuri.

Tu quali futuri avrai,
incosciente mio piccolo anemico.

Speranza di sfiorarti,
il sole abbacinava un giorno
i tuoi due occhioni neri,
da quello, esplose, il sole.

Le Erinni ti divorano, ultimo
selvaggio parto di cotanto
padre snaturato, ma la
parola si scioglie in lacrimæ.

         ( Camillo Catellani; Ortona, 28 Aprile 1990 )
 

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