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lunedì 24 febbraio 2014
AGF. LATINA NOSTALGIA
LATINA NOSTALGIA
-IL PENSIERO-
( Come gli ippocampi )
Quando nel vento,
passano i pensieri,
senti un freddo
che provoca altri
freddi,
t'accorgi della fuggevolezza;
del mondo.
L'uomo con la barba lunga
diceva strane cose.
Io stavo seduto,
sotto un ulivo,
sulla collina,
che lentamente da' sul mare.
Nelle mie mani,
pane nero.
Nel mio piatto,
olive.
Un sole pallido,
su di me e sul paesaggio,
corre.
Del vino rosso,
in un antico cratere
nasconde quest'arido quadro,
riflesso,
in ampi spazi,
dentro me,
tal cuore di fauno:
Antiche storie
su ipotetici satiri...
Forse più realistici,
i miei zii di campagna:
gli sguardi rivolti fieri,
a donzelle,inginocchiate.
Sui larghi sorrisi
infiniti motivi di languori.
Attraversammo insieme rii,
prospettive meridionaleggianti,
subalterni tuguri,
grattacieli,
essi eclissavano,
il raggio,
tenue,
di luce.
L'uggio sparisce,
quando ripiombo
fra le selve.
Silvestre,silvane
altere cortigiane.
Io divago...
Degli uccelli,
passando
spostano l'aria.
Ecco in me,
la pesantezza
di chi vola solo,
col pensiero.
Urge allora proiettare,
fuor dall'orbite,
l'occhi,
passarli su vibrazioni
ondulanti:
meditare è ora possibile.
L'imbrunire è sacro,
al poeta,
come l'ostia,
dei fedeli.
Ragazze brune,colorano,
con le loro vesti,
il viale di case rosse e verdi.
Limatura di ferro,
segatura,
solfato di rame,
colori cangianti,
nei miei pensieri,
ovvie variazioni:
chimiche,
nel mio cervello,
le curve e i picchi dell'umore.
Sul dorso tuo,
il filo della schiena.
Ti mancano le due gobbe,
dei 'melli.
Sulla spuma candida
del mare,
e su quella profumata
delle birre estive,
s'infiorano i sospiri
gementi di opposti desideri,
semplici,
di sobrietà.
Ricordi i tritoni,
mitici...
Gli ippocampi,
in un mare fresco,
soavi,
s'elevano e,
s'inabissano,
si plasmano,salmastri,
chiari del loro oscuro
mutismo.
Io rivedo,ogni tanto,
le forme sagomate
di antichi pani.
Se però penso,
ad una monaca,
nella sua stanza,
nulla,semplice,
i pani assumono,
anche un che di divino.
Misticismo,
che mi rapisci,
portami,leggero,
fino in fondo
al pensiero,
o nello spazio
dell'animo
irreale che posseggo.
( Camillo §Catellani; 17 e 19 MARZO 1990 )
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