lunedì 24 febbraio 2014

AGE. I° CANTO LATINO - EROS


         I° CANTO LATINO - EROS

Voglio vedere,
sentire,
cadere dal cielo bigio,  bluastro,
la pioggia.
Sotto di me,
una  donna mora,
che mi da l'amore,
come un grappolo d'uva spina,
sulla tavola imbandita,
che ospita i frutti della mia terra.
Ansimando, sui miei oscuri pensieri latini,
il fuoco che arde nelle viscere,
mai come oggi vorrei vivere e morire
insieme,
insieme a te,
più volte,
in una sola boccata
dell'amore tuo,
delle labbra tue,
carnagione olivastra,
siciliana o toscana,
non so,
ma solo so,
che t'ho!
Ti salutano le tue amiche,
con lunghe chiome,
sventola la tua forte mano,
muovi il profumo del pesce,
appena pescato,
dalle barche battenti l'onda,
azzurra e verde.
Di sera, nella nostra casa,
fra la campagna,
mentre tu prepari la cena,
da fuori,
un pastore, suona
melodie inafferrabili,
col flauto di tante canne,
che danno al suo soffio,
note eteree.
E vedo fra le tue vesti,
le tue forme,
come un sole di gemme.
Il mulino,
accarezzato è,
dalle gocce di piogge.
La bellezza dell'atmosfera
dell'autunno appena iniziato,
i profumi del cibo cotto,
il vapore del cibo cotto,
il vapore delle pentole,
io sdraiato sul letto,
poco spazio divide noi,
la parete,
non ha una porta,
ma un arco,
cui vedo in cucina te.
Sentirò poi i ricci tuoi
capelli, i tuoi seni
ampollosi,
ricadere sul mio tronco.
Sognerei occhi azzurri,
io, se non avessi te,
amor di fuoco,
saetta che abbaglia maestosa
la notte, mia,
e tua.
T'agiti,
t'avviluppo,
cadi sull'anima,
nascono gemiti e fremiti,
le tue braccia,
le tue gambe,
impazzisco di desiderio,
esplode l'esser nostro,
vedo non più te,
ma l'immagine del sangue,
e del sudore dell'amarsi,
dell'odio che 'vien amore,
esposti alla vita,
per vivere intensamente,
scatenando la nostra immorale
garbatezza,
esulta la tua passione
agitata,
fiori, frutti, scritti sinuosi,
odori,
tutto è all'apice
all'estremo portato.
ti ho in me,
e tu m'hai in te,
si fà buio ma
ora, tra noi è tutto luce,
arsi ogni sera,
nelle ombre dell'amore,
che tanto s'ama,
di soffrire e risoffrire,
piangere e ridere.
Il gigantesco abbraccio
della tenerezza,
che il tempo cambia,
ma non sopisce;
preghi ora, con frasi
stranite, sfinite,
sfinita tu sei,
come me,
anima ora che implora,
e ti stringo, oramai,
per piombare in un sonno,
irreale, di sogno,
e già è tutto fare,
fuori dove si risveglia
l'umida terra,
attorno alla casa,
è tutto verde,
alberi e fronde,
noi invece voliamo,
con l'ali di Morfeo;
e già,
fuori,
albeggia.

   ( Camillo Catellani; 1° Marzo 1990 )



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