Certo, quel pomeriggio, là, in altri tempi
ed in altre situazioni, sarebbe venuto da dire
Ma cosa ci sto a fare qui...
Però quel pomeriggio di tanti anni fà, avevo
solo 18 anni, vivevo d'amore.
Platonico.
C'erano 30 gradi, ed eravamo solo a metà
maggio, io il caldo lo soffrivo meno per
motivi altri, ma faceva caldo.
L'Equipe 84 su cassetta ancora non era la
sigla di quell'anno, di quegli amori pazzeschi
ed irrazionali, dei miei 18 anni.
Abbiamo avuto tutti, 18 anni, che male c'è.
Quanto vale un amore platonico?
Di per se, davvero poco.
Poi, più passa il tempo, più ci si accorge
che la cosa grande non fu certo l'amore
e tantomeno la persona amata, ma tutto
ciò che gli ruotava attorno, il mondo stesso,
in quel momento particolare, la vita stessa
vissuta in quel tempo.
COSA CI STAVO A FARE LA'....
Nell'orticello della casa di conoscenti, per un
quarto d'ora lasciato solo, sulle scalette
di ferro che davano all'orto.
Quel quarto d'ora sotto il sole, con uno
stato d'animo indescrivibile, fu in nuce
tutto il platonismo di anni dati al vento.
Perfino le smagliature dei seni della moglie
del conoscente, viste sopra i bikini, durante
la passeggiata sul molo di quel posto leggendario,
ricordo nitidamente, come una cosa tanto
stupefacente quanto spicciola.
Eppure, quanta bonomia, quanta amicizia,
quel conoscente, cui alla fine di quella giornata
semi-tragica, regalai una musicassetta
con canzoni dei Nomadi, Io nascerò di
Loretta Goggi, e La nave và di Aleanrdo
Baldi.
Canzoni, musica, ma l'amore che cercavo
quel giorno non c'era.
In macchina con lui ad ascoltare quel
nastro, con me sempre quel magone,
quel ben conosciuto stato d'animo
quasi colpevole, certo anche a me stesso
veniva da dirmi '-Ma cosa ci sto a fare
qui'.
Momenti stranissimi, insignificanti
eppure poetici.
( Camillo Catellani, 6.X.2012 Mattina )
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