giovedì 30 gennaio 2014

AEQ. VENIVO GIU'


 VENIVO GIU' 


Venivo giù, lentamente, col motorino 
sentii una musica inusitata,
un portoncino di legno era aperto
a metà, un piccolo cartello
di carta scritto a matita,
diceva che si poteva entrare a
piacimento, liberamente.
Ero ancora troppo giovane, per
capire che sarebbe stato meglio,
portare qualcosa, che so, una
bottiglia di vino, dell'affettato,
un dolce anche confezionato, o
magari, delle paste a crema.
Meglio, ma assolutamente non
necessario.
E poi, a 17, chi mi obbligava.
Ancora belli gli autunni, a quel
tempo, giusti, brumosi e freschi.
Vi trovai poche persone, tutte
di una certa età, un orchestrina
che suonava divinamente, ma senza
alcun impegno, e lui, che mangiava
sereno un panino, nella sua città,
protetto, semplice, i capelli
lunghi, gli occhiali colla montatura
rossa, il portaocchiali pendente
sul petto.
Chiesi a lui cose indifferenti,
la sua semplicità, mitigò
abbastanza un emozione ovia.
Incontrai anche una cara persona
che conoscevo bene, anch'essa
oramai scomparsa, che chiese col
suo garbo da gran signore, una
canzone: 'Non ti fidar, d'un bacio
a mezzanotte'.
Affettai del salame, da gran pappatore
mi contenni, però l'atmosfera favolosa
e cordiale di quell'improvvisato
festino, mi ammaliava.
Accennai di quel giorno, al padre
dell'ospite illustre, fotografo
dentro le mura, ricordo che mi
disse che non ci sarebbero più stati
giocondi festini laggiù: nel giro
di pochi mesi morirono moglie e
marito, indivisibili anche nell'
estremo viaggio.


 ( Camillo Catellani; 30 Gennaio 2014 Notte )



































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