lunedì 13 gennaio 2014

AEJ. BARONIA


 BARONIA


Sì, la sua aria sprezzante, sempre atteggiata al disgusto
quando deve giocoforza confondersi con la massa,
con i sudici lazzari, la bassa plebe, i borghesi del cazzo,
come lui li chiama, fanno rabbia, che lo vorresti prendere
a calci.
Ma le sue radici gitane, magiare, tradiscono una fiera
tradizione, dura a morire, di complessi d'inferiorità
di un piccolo uomo di una piccola provincia d'Europa.

Luciano Horvath era alto e snello, austero ed autoritario,
parlava poco, pensava molto, aveva pochissimi amici,
che a dir la verità, alle volte lo sopportavano mal
volentieri, perchè faceva spazientire la sua
propensione all'istrionismo, alle ciance senza capo nè
coda, alla delazione, al chiacchiericcio.
Il fatto è che sintetizzava con maestria il suo pensiero
ed esponeva con poche parole quel che voleva dire.
Per questo pareva criptico.

In realtà aveva un gran cuore, spesso rideva con
gli amici più cari del suo orgoglio, lo smontava,
lo ridicolizzava al punto che avresti creduto
di trovarti di fronte un Giano, eppure era
una persona semplice, di poche pretese.

   ( Camillo Catellani; Gennaio-Febbraio 2014 )



























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