mercoledì 6 novembre 2013

AAL. MESSAGGI PERSONALI

 MESSAGGI PERSONALI

 RICERCA PERSONE

0001.

 Il 24 marzo 1944, mi trovavo nei pressi di Lakania, 

nell'Isola di Rodi, in pieno Mediterraneo,
durante le operazioni di sgombero dall'isola.

Facevo parte del III* Reggimento Fanteria di stanza
in Grecia, io ero addetto alle Trasmissioni, e con me
c'erano due giovani aiutanti di campo.
Improvvisamente ed inaspettatamente, un gruppo di cinque
nazisti armati di mitra, ci fece prigionieri, e sotto la minaccia
delle armi, ci intimarono di segiurli.
Arrivati in una radura, nei pressi di un capanno di legno,
ci furono consegnati tre badili, e ci intimarono di scavare
una buca.
Terrorizzati, non potemmo far altro che eseguire, pena
la morte immediata.
Avevamo quasi finito di scavare, e già disperavamo
della nostra infausta sorte, quando si sentì in lontananza
il chiaro rombo di bombardieri inglesi in avvicinamento
all'isola greca.
Le cinque SS, improvvisamente non badarono più
a noi e fuggirono, noi restammo esterrefatti,
ma contentissimi di questo improvviso cambio
di programma, e fuggimmo in direzione opposta
rispetto a quella dei tedeschi.
Poi iniziò il bombardamento, pesantissimo, io ero
sotto un albero non molto alto, rifugi in giro,
neanche a parlarne, mi stesi al suolo, ed aspettai
pensando di esser comunque finito, come si suol dire,
dalla padella alla brace.
Una bomba, evidentemente non troppo grossa cadde
nelle mie vicinanze, e persi conoscenza.
Quando mi risvegliai, ero su una nave inglese,
su di un letto, e due uomini dallo sguardo severo
mi scrutavano, ma non parlavano, poi quando
capirono che stavo rinvenedo completamente
mi sorrisero, e con un italiano non molto ferrato,
mi dissero delle cose che non ricordo.
Dei miei due compagni non seppi più niente,
se sono ancora vivi o sono morti.
Di uno ricordo bene le generalità, in quanto
ci vedemmo tutti i giorni, sull'isola, per circa
un mese: si chiamava Giovanni Pulice, ed era
di Napoli.
L'altro credo si chiamasse Capasso o Cafasso,
ed era piemontese, e ricordo aveva una
profonda cicatrice sul petto fino alla pancia.
Era, particolare che mi colpì tantissimo,
un albino: io non aveva mai visti e non
ne sospettavo nemmeno l'esistenza.
Mi piacerebbe molto sapere qualcosa
di questi due compagni di guerra.

 Mauro Mantovani, classe 1923, Cortemaggiore (Piacenza)
 30 agosto 2013

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