lunedì 4 novembre 2013

AAJ. DIALOGHI CON AMMASCIO' - NUOVA SERIE - 2


 AAJ. DIALOGHI CON AMMASCIO' - NUOVA SERIE - 2


 I ricordi di Viale Ronchi

 Ammasciò, quel che vidi a notte fatta, dalla finestra di casa mia,
dalla finestra della mia stanza, per me resterà sempre un enigma.
Un enigma spicciolo, senza nessuna importanza, eppure al minuto,
fu tanta l'impressione, che restai basito.
Certo, i racconti dei miei coetanei, ragazzotti di 15 anni, là a
Viale Ronchi, indubbiamente mi turbarono, e a quell'età
i racconti a sfondo sessuale provocano sempre una
eccitazione irrazionale, quasi selvaggia, non mitigata
ancora dall'esperienza.
Quel che vidi fu molto semplice: un ragazzo che scendeva
da un automobile.
Tutto qua.
Ma chi era quel ragazzo?
Ammasciò, dopo mi dirai, fammi finire la mia esposizione
dei fatti.
Và bene.
Il ragazzo poteva essere, allora, primi anni '80, mio coetaneo,
anno più, anno meno.
Era bassitello, secco, moretto, dal volto alquanto particolare,
che richiamava agli indios sudamericani, un volto ossuto,
dagli zigomi sporgenti e le gote scavate.
Forse era il fratello di quella ragazza, che anni prima,
da ragazzino, mi raccontarono di fatti scabrosi, inconfessabili,
di sesso tra minori, all'aperto, in luoghi nemmeno tanto appartati,
dove lei in ginocchio faceva un piacerino ad un ragazzo
che so bene, che ben conoscevo, amico di giochi, e che
tragiche circostanze lo hanno portato via a soli vent'anni.
Questa immagine mi tornava, da ragazzo, spesso in mente,
come un fatto 'outrè', una cosa assolutamente proibita,
da non raccontare, e per questo, perversamente, diabolicamente
poetica ed eccitante al tempo stesso.
Una storia di degrado, se vogliamo, dai contorni sfumati,
incerti, quindi facilmente mitizzabili, una vicenda a tinte
fosche, di un evento perso ormai nelle insondabili
dimensioni del passato.
Io, Ammasciò, ricordo vagamente quella ragazzina,
dal volto ovale, gli occhi ed i lunghi capelli corvini,
bellissima, dall'espressione perennemente triste
e pensierosa, un volto anche esso magro, la pelle
olivastra tendente al marrone, forse con delle macchie.
Il nome non lo ricordo, anche se uno mi viene in mente,
ma preferisco non dirlo.
Ciò che mi disturbò tanto, quella notte di maggio
del 1983, a Viale Ronchi, in un attimo d'insonnia,
dei miei quindici anni, fu l'istantaneo pensiero
che quel ragazzo, che conoscevo, poteva essere,
anzi, senz'altro era, il fratello della bella adolescente
di qualche anno prima.
Mi venne in mente, all'istante, che lui scendesse
da quell'auto, dopo un incontrro clandestino,
di una notte di amori ed amplessi inconfessabili,
di rendez-vous deviati, avvenuti sotto la luna,
all'aria verde, o in riva al mare, nei pressi del
vicino Porto di Pescara.
L'espressione severa, seria, di quel ragazzo
fu la stessa che rividi qualche anno dopo nel
mio negozio; lui mi venne a trovare, avevo
18 anni, era di pomeriggio e parlammo
del più e del meno, lui mi domandò di certa
musica che veniva dalla radio accesa.
Ovviamente, non mi venne minimamente
in mente quell'evento di tre anni prima,
quindi non gli domandai nulla.
Andai via da Pescara, tu lo sai, l'anno
dopo, e non vi tornai che qualche volta,
ma quei due ragazzi mi restarono sempre
impressi, avvolti da un aura di indefinibile
mistero, con la cornice ovviamente
determinante del passato.


Ho capito, dalle descrizioni che hai dato,
di chi parli.
Li ho visti nascere, quei due ragazzi, adesso
hanno 50 anni lei e 44 lui.
Una famigli disastrata, la mamma era una ubriacona,
il padre, abbandonò la moglie che lei era incinta
del maschio, se ne andò in Venezuela, e non
tornò mai più, la notizia della sua morte,
nel 90 o 91, la diede un suo amico di Montebello
di Bertona, che conosceva la moglie, che era
di Scafa, e si conoscevano da bambini.
Il marito era di Pianella, ma pare che i nonni
venissero dal Venezuela o dalla Colombia,
dalle foreste e vivessero in uno stato
quasi animalesco, erano semi-selvaggi.
Come arrivò a Pescara, non si sà, forse
per mare, forse lavorava su una nave,
ma questo lo sto dicendo io, immagino
semplicemente.
La ragazza ebbe una gioventù durissima,
era maltrattata dalla madre, ad un certo
punto scappo' di casa, e pare che si mise
a fare l'arte...ma poi si rivide in giro, anni
dopo, ben vestita, un altra persona,
sposò un ricco avvocato di Napoli o
di Salerno.
Il fratello stà sempre a casa con la madre,
e da tanto tempo fà il tuttofare nei vari
stabilimenti, un po' bagnino, un po' lava
anche le macchine, insomma fà mille
lavori, ma tutti onesti.
Molti anni fà la polizia andò a casa sua
per un po' di fumo, ma roba da poco,
ragazzate.
Qualche volta ci parlo con lui, specie
d'inverno, quando lavora meno,
ma ora sarà due anni che non lo vedo,
l'ultima volta mi disse che la sorella
lo voleva con lui, giu' a Salerno o a
Napoli, perchè lei era ricca e poteva
comprargli un appartamento
vicino alla sua villetta a schiera.
Le cose che ti raccontavano i tuoi amici,
chi lo sà...sono passati così tanti anni,
a me mi viene un po' da ridere,
probabilmente erano stupidaggini...
ragazzate...


   RICORDI IMPRECISI DEI FUOCHI  - 1 .Fine


  





































































































































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