domenica 28 settembre 2014

AMG. 'ELLADA


 'ELLADA



Io avevo molte cose più di teh,
ma non avevo l'amore;
avevo molti oggetti, molte cose
con cui consolare la mia
solitudine sotto vuoto spinto
di ragazzo disadattato e mite.

Tu non avevi che lei, eppure
non la amavi;
io ero felice, fra le rose
e le iridi fiorentine del
mio giardino, muri bianchi
pittati di fresco, calde
giornate del primo meridione,
'Edò Thessaloniki, Radiofonikòs
Statmòs Makedonìa'.

Ora anche io la mando in estasi,
la mia donna, e di gran gusto,
lei mi si gira e mi offre
gaia, il di dietro.
Tu ridevi della mia malattia
delle mie canzoni dolci e
dei miei modi effeminati.

Io per tanti anni ho sognato
impossibili amori, ma sono
cambiato in meglio, anche
se la mia lei si comporta
in modo strano, mi adora
ma non lo dimostra, mi spia
mentre mi spoglio, e l'altro
sabato, mi irrideva nell'
amplesso.

Tu sei un povero demente,
hai creduto sempre d'essere
er mejo, er più, rompevi
gli occhiali di valore
alla ragazza, eri solo
un invidioso, un canchero
nero di persona, mi irridevi
nel colloquio.

Quel colloquio allucinato
di Sant'Ambrogio di tanti
anni fà, lontano dal santo
e dalla sua stupida città,
dove tu ti rintanasti felice
delle tue sciocche mangiate
di loto.

Quella mattina che mi levasti
perfino una mano da accarezzare
e stringere;
oggi corro libero e felice lungo
le strade di Atene, con lei che
ha capelli neri corvini lunghi
e setosi.

Com'erano i tuoi ricciolini.


 PAPASTRATOS 1974

 ( Camillo Catellani; 28 Settembre 2014 Pomeriggio )









































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