|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||| Cronache, resoconti, scritti, poesie, pensieri, ricordi, descrizioni d'ambiente, della mia vita, della vostra vita, della vita: la vita. ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
lunedì 29 settembre 2014
AMI. QUANTO SONO BUONE LE GIORGE
QUANTO SONO BUONE LE GIORGE !!!
Sacchetta da 1000 lire.
Le giorge sono un appuntamento
fisso, da sempre.
Non esistono in nessun altra
città, perlomeno io non le ho
mai viste.
Ma a Vasto, le trovavo sempre,
e sempre al solito posto, al
chiosco vicino Piazza Rossetti,
quello dei due fratelli.
Era un mega-chiosco, una grossa
bancarella, stipata di ogni
ben di Dio, frutta fresca e
secca, ma soprattutto dolciumi,
caramelle, ciccigomme, cioccolatini,
patatine e brioches: l'alto
agglomerato di scuole nei paraggi,
faceva di questo mitico punto
vendita, una tappa obbligata
per studenti di tutte le età:
prezzi onestissimi, gentilezza
e riservatezza dei proprietari,
merce sempre fresca e genuina,
e ad inizio autunno (periodo
in cui si andava a Vasto con
le giostre, a Piazza Marconi
e via Ciccarone), per San Michele
(e oggi è proprio San Michele,
santo patrono di Vasto), dicevo,
ad inizio autunno, ecco le
melegrane, le castagne...e
soprattutto...le GIORGE!
Quante ne ho mangiate!!!
A me piacevano quelle grosse
e leggermente acerbe, dure
croccanti, un pò meno
quelle piccole, dolci e
un pò 'arricciate', raggrinzite,
certo più mature.
II
Non è che avessi tanta voglia
di andarmene da Vasto, ma Perugia
era una città troppo importante,
si incassavano troppi soldi, per
restare a Vasto, dove tutto
costava di meno, meno della metà:
un sacchetto di caldarroste
te lo davano per 500 lire,
mentre a Pian di Massiano, con
1000 lire, quei sgambettanti del
cazzo umbri, te ne davano cinque
contate, di castagne, gli venga
mila cancheri...
Il mio amico, riccioloni e sigaretta
sempre in bocca, di Via Ciccarone,
avrebbe portato la macchina da Vasto
a Perugia, poi sarebbe tornato
a lu Uàast' con il treno.
Cambio a Terontola.
Sveglia alle 08.00, colazione
con panino al prosciutto crudo,
via con i camion ed i carri,
strada normale, niente autosrada,
arriviamo a mezzogliorno a Pescara.
Dentro al 90, il mio amico
mi regala la sua radiolina AM
Nec.
'Dai andiamo a Stoccolma...
dove se mangi stai colma...'
Pescara, parcheggio dello Stadio
Adriatico, vicino al Bar Settebello,
la mattina feriale di inizio ottobre è
straordinariamente radiosa e calda,
si sente un aria magica, e la breve
strada che và a casa dei nonni,
a Porta Nuova, in Via di Vestea
è fatta in stato di grazia...
Portammo un ragazzotto, che non
mi piaceva tanto, infatti, il
quarto giorno, grattò un motorino
e da Perugia, tornò a Vasto,
senza manco prendere i quattro
soldi che gli spettavano...
r.s. 1979
( Camillo Catellani; 29 Settembre 2014 Sera)
domenica 28 settembre 2014
AMH. «ΕΛΛΑΔΑ
«ΕΛΛΑΔΑ
Είχα πολύ περισσότερα από ό, τι μπορείτε,
αλλά εγώ δεν αγαπώ?
Είχα πολλά αντικείμενα, πολλά πράγματα
με την οποία να παρηγορήσει μου
η μοναξιά σε υψηλό κενό
του απροσάρμοστος αγόρι και ήπια.
Δεν είχε εκείνη, και ακόμη
δεν αγαπούσε?
Ήμουν χαρούμενος, μεταξύ των τριαντάφυλλων
και οι ίριδες της Φλωρεντίας
κήπο μου, οι λευκοί τοίχοι
χωρίς κουκούτσι φρέσκα, ζεστά
πρώτες ημέρες του νότου,
«Εδώ Θεσσαλονίκη, ΡΑΔΙΟΦΩΝΙΚΟΣ
Σταθμός Μακεδονία ».
Τώρα ακόμη Είμαι στέλνει σε έκσταση,
γυναίκα μου, και υπέροχη γεύση,
γυρίζει γύρω και μου δίνει
Γαία, η πίσω.
Μπορείτε γέλασε για την ασθένειά μου
τραγούδια και τα γλυκά μου
από θηλυπρεπής τρόπους μου.
Έχω ονειρευτεί για τόσα πολλά χρόνια
αδύνατο αγαπά, αλλά είναι
αλλάξει προς το καλύτερο, ακόμη και
αν μου συμπεριφέρεται
κατά έναν περίεργο τρόπο, λατρεύω
αλλά δεν το δείχνουν, εγώ κατάσκοπος
ενώ εγώ γδύνομαι, και η άλλη
Σάββατο γελούσε μαζί μου στο "
αγκαλιάσει.
Θα είναι μια κακή παράφρονα,
'Εχω πάντα πιστεύεται ότι είναι
ο πιο έξυπνος, ο πιο πονηρός,
've σπασμένα γυαλιά ακριβά
το κορίτσι, θα ήταν απλά
ένας ζηλιάρης, ένα πρόσωπο
περιφρονείται, γέλασε μαζί μου,
στη συνέντευξη.
Η συνέντευξη παραισθήσεις
Άγιος Αμβρόσιος πολλά
χρόνια, μακριά από το ιερό
και ηλίθια πόλη του,
όπου κρυβόταν ευτυχισμένο
ανόητο σας τρώνε
λωτού.
Εκείνο το πρωί που μου συνέταξε
ακόμη και ένα χέρι να χαϊδεύει
και σφίξτε?
Σήμερα τρέχω ελεύθερη και ευτυχισμένη καιρό
στους δρόμους της Αθήνας, με την
έχει μακρά κοράκι μαύροι μαλλιά
και μεταξένια.
Ποια ήταν μπούκλες σας.
Παπαστράτος 1974
(Camillo Catellani, 28 Σεπτεμβρίου, 2014 Απογευματινή)
Είχα πολύ περισσότερα από ό, τι μπορείτε,
αλλά εγώ δεν αγαπώ?
Είχα πολλά αντικείμενα, πολλά πράγματα
με την οποία να παρηγορήσει μου
η μοναξιά σε υψηλό κενό
του απροσάρμοστος αγόρι και ήπια.
Δεν είχε εκείνη, και ακόμη
δεν αγαπούσε?
Ήμουν χαρούμενος, μεταξύ των τριαντάφυλλων
και οι ίριδες της Φλωρεντίας
κήπο μου, οι λευκοί τοίχοι
χωρίς κουκούτσι φρέσκα, ζεστά
πρώτες ημέρες του νότου,
«Εδώ Θεσσαλονίκη, ΡΑΔΙΟΦΩΝΙΚΟΣ
Σταθμός Μακεδονία ».
Τώρα ακόμη Είμαι στέλνει σε έκσταση,
γυναίκα μου, και υπέροχη γεύση,
γυρίζει γύρω και μου δίνει
Γαία, η πίσω.
Μπορείτε γέλασε για την ασθένειά μου
τραγούδια και τα γλυκά μου
από θηλυπρεπής τρόπους μου.
Έχω ονειρευτεί για τόσα πολλά χρόνια
αδύνατο αγαπά, αλλά είναι
αλλάξει προς το καλύτερο, ακόμη και
αν μου συμπεριφέρεται
κατά έναν περίεργο τρόπο, λατρεύω
αλλά δεν το δείχνουν, εγώ κατάσκοπος
ενώ εγώ γδύνομαι, και η άλλη
Σάββατο γελούσε μαζί μου στο "
αγκαλιάσει.
Θα είναι μια κακή παράφρονα,
'Εχω πάντα πιστεύεται ότι είναι
ο πιο έξυπνος, ο πιο πονηρός,
've σπασμένα γυαλιά ακριβά
το κορίτσι, θα ήταν απλά
ένας ζηλιάρης, ένα πρόσωπο
περιφρονείται, γέλασε μαζί μου,
στη συνέντευξη.
Η συνέντευξη παραισθήσεις
Άγιος Αμβρόσιος πολλά
χρόνια, μακριά από το ιερό
και ηλίθια πόλη του,
όπου κρυβόταν ευτυχισμένο
ανόητο σας τρώνε
λωτού.
Εκείνο το πρωί που μου συνέταξε
ακόμη και ένα χέρι να χαϊδεύει
και σφίξτε?
Σήμερα τρέχω ελεύθερη και ευτυχισμένη καιρό
στους δρόμους της Αθήνας, με την
έχει μακρά κοράκι μαύροι μαλλιά
και μεταξένια.
Ποια ήταν μπούκλες σας.
Παπαστράτος 1974
(Camillo Catellani, 28 Σεπτεμβρίου, 2014 Απογευματινή)
AMG. 'ELLADA
'ELLADA
Io avevo molte cose più di teh,
ma non avevo l'amore;
avevo molti oggetti, molte cose
con cui consolare la mia
solitudine sotto vuoto spinto
di ragazzo disadattato e mite.
Tu non avevi che lei, eppure
non la amavi;
io ero felice, fra le rose
e le iridi fiorentine del
mio giardino, muri bianchi
pittati di fresco, calde
giornate del primo meridione,
'Edò Thessaloniki, Radiofonikòs
Statmòs Makedonìa'.
Ora anche io la mando in estasi,
la mia donna, e di gran gusto,
lei mi si gira e mi offre
gaia, il di dietro.
Tu ridevi della mia malattia
delle mie canzoni dolci e
dei miei modi effeminati.
Io per tanti anni ho sognato
impossibili amori, ma sono
cambiato in meglio, anche
se la mia lei si comporta
in modo strano, mi adora
ma non lo dimostra, mi spia
mentre mi spoglio, e l'altro
sabato, mi irrideva nell'
amplesso.
Tu sei un povero demente,
hai creduto sempre d'essere
er mejo, er più, rompevi
gli occhiali di valore
alla ragazza, eri solo
un invidioso, un canchero
nero di persona, mi irridevi
nel colloquio.
Quel colloquio allucinato
di Sant'Ambrogio di tanti
anni fà, lontano dal santo
e dalla sua stupida città,
dove tu ti rintanasti felice
delle tue sciocche mangiate
di loto.
Quella mattina che mi levasti
perfino una mano da accarezzare
e stringere;
oggi corro libero e felice lungo
le strade di Atene, con lei che
ha capelli neri corvini lunghi
e setosi.
Com'erano i tuoi ricciolini.
PAPASTRATOS 1974
( Camillo Catellani; 28 Settembre 2014 Pomeriggio )
sabato 27 settembre 2014
AMF. LA MIA PARTE MIGLIORE ( Malesseri di Gioventù )
LA MIA PARTE MIGLIORE
( Malesseri di Gioventù )
La parte di meh che odio
è quella che mi fà impazzire
voli di aironi nel sole
la polvere che si alza
in una giornata di forte vento.
La parte di meh che detesto
un caldo afoso dopo il temporale
il sudore sulla fronte
il malessere dell'uomo cacciatore
mi vede, mi sorride, mi conquista.
La parte di meh irrinunciabile
panna e cioccolato
gelato alla crema con bicchiere
di champagne versato sopra
la mano di lui calda e nervosa.
La parte di meh che mi fà impazzire
nei celesti sulla schiena
l'alito tiepido e sensuale di ottobre
la canzone serena di una donna
quando mangia di gusto dopo l'amore.
( Camillo Catellani; 27 Settembre 2014 Sera )
domenica 21 settembre 2014
AME. CASCAMI
CASCAMI
Da solo, negli sgabuzzini all'aperto
dietro casa, con il vecchio, grosso
ricevitore surplus, ascolto una emittente
pirata olandese, sui 48 metri.
Arriva il vecchio camion di mio zio,
accosta e ferma accanto allo sgabuzzino,
mi alzo e apro la sponda del camion.
io, barba Bartolomeo, Baciccia
Traverso e Danilo, il facchino della
Macchinari Bisagno di Nervi, scarichiamo
le casse con i vecchi ricevitori scassati
da ricondizionare.
Sotto una fitta e fastidiosa pioggerellina,
ghiacciata e noiosissima, pigramente
assolviamo quest'incombenza.
Il riparatore ufficiale è barba, io al massimo
assisto e pulisco le radio.
Questo che sta suonando è un
radio serio, non è un scatolame,
gli scatolami, li butto nel mucchio...
Ma c'è mercato anche per questi
vecchi cocci, questi zombies valvolari...
Dietro, l'industria di zio Bartolomeo
procede come sempre, sotto l'acqua
insistente della zona più piovosa ed
umida d'Italia.
Pelli di buoi, viscere, ossa, cascami,
ceneri.
Montagne di carta oleata, sacchi di
solfato di rame, le scatole di Idrossido
di Sodio Anidro (la Soda Caustica
per le olive del savonese), blocchi
di cioccolato fondente da 5 chili,
il sale marino del Monopolio da 25
chili, spugne, vecchie bitte usate
come sgabelli, chilometri di
corde e cordacce usate di navi
e barche, e gli immancabili barili
di salacche.
1-fine
Da solo, negli sgabuzzini all'aperto
dietro casa, con il vecchio, grosso
ricevitore surplus, ascolto una emittente
pirata olandese, sui 48 metri.
Arriva il vecchio camion di mio zio,
accosta e ferma accanto allo sgabuzzino,
mi alzo e apro la sponda del camion.
io, barba Bartolomeo, Baciccia
Traverso e Danilo, il facchino della
Macchinari Bisagno di Nervi, scarichiamo
le casse con i vecchi ricevitori scassati
da ricondizionare.
Sotto una fitta e fastidiosa pioggerellina,
ghiacciata e noiosissima, pigramente
assolviamo quest'incombenza.
Il riparatore ufficiale è barba, io al massimo
assisto e pulisco le radio.
Questo che sta suonando è un
radio serio, non è un scatolame,
gli scatolami, li butto nel mucchio...
Ma c'è mercato anche per questi
vecchi cocci, questi zombies valvolari...
Dietro, l'industria di zio Bartolomeo
procede come sempre, sotto l'acqua
insistente della zona più piovosa ed
umida d'Italia.
Pelli di buoi, viscere, ossa, cascami,
ceneri.
Montagne di carta oleata, sacchi di
solfato di rame, le scatole di Idrossido
di Sodio Anidro (la Soda Caustica
per le olive del savonese), blocchi
di cioccolato fondente da 5 chili,
il sale marino del Monopolio da 25
chili, spugne, vecchie bitte usate
come sgabelli, chilometri di
corde e cordacce usate di navi
e barche, e gli immancabili barili
di salacche.
1-fine
AMD. IL SUGO COL TONNO
IL SUGO COL TONNO
Carta forno o cartaccia delle sigarette.
Se fossimo furbi alimenteremmo il negozio con una stufa a legna, ed allora i tanti legni del Parco, del Parco fluviale, e anche delle zone qui intorno verrebbero bruciati.
Zella, costruttore di scatolami, mi disse una volta che dalle sue parti marmaglia di romeni o bulgheri, bruciavano nelle stufe, al risparmio negro, tutto ciò che trovavano: perfino gli stracci...
Sarebbe bello bruciare gli stracci...sai che fumèra inquinante...
E chi se ne frega, non sono mica io quello che deve controllare lo smog del pianeta zozzo e puzzolente...
- - - - - - - - - - - - - - - -
Dentro, dentro la grossa stufa:
-Gli imballi della merce del negozio
-Le carte delle stecche delle sigarette
-Gli avanzi dei salumi
-I sacchi del forno
-Legni e legnetti del Parco
-Legni e legnetti del parco fluviale
-Stracci, buste di plastica esauste
-Pile esauste pluririutilizzate
-Rifiuti organici in genere
-Oli esausti di cucina e automobile
(Forse meglio bruciare di sera)
-Giornali e cartoni in genere (tutta roba che aumenta il calore solo per pochi istanti ma si sà, tutto fà brodo)
-Manici di scopa usati e canne di bambù
La lista potrebbe continuare a lungo ma dopotutto non ho una stufa,
quindi inutile continuare.
( Camillo Catellani; 2 Gennaio 2006 )
Carta forno o cartaccia delle sigarette.
Se fossimo furbi alimenteremmo il negozio con una stufa a legna, ed allora i tanti legni del Parco, del Parco fluviale, e anche delle zone qui intorno verrebbero bruciati.
Zella, costruttore di scatolami, mi disse una volta che dalle sue parti marmaglia di romeni o bulgheri, bruciavano nelle stufe, al risparmio negro, tutto ciò che trovavano: perfino gli stracci...
Sarebbe bello bruciare gli stracci...sai che fumèra inquinante...
E chi se ne frega, non sono mica io quello che deve controllare lo smog del pianeta zozzo e puzzolente...
- - - - - - - - - - - - - - - -
Dentro, dentro la grossa stufa:
-Gli imballi della merce del negozio
-Le carte delle stecche delle sigarette
-Gli avanzi dei salumi
-I sacchi del forno
-Legni e legnetti del Parco
-Legni e legnetti del parco fluviale
-Stracci, buste di plastica esauste
-Pile esauste pluririutilizzate
-Rifiuti organici in genere
-Oli esausti di cucina e automobile
(Forse meglio bruciare di sera)
-Giornali e cartoni in genere (tutta roba che aumenta il calore solo per pochi istanti ma si sà, tutto fà brodo)
-Manici di scopa usati e canne di bambù
La lista potrebbe continuare a lungo ma dopotutto non ho una stufa,
quindi inutile continuare.
( Camillo Catellani; 2 Gennaio 2006 )
AMC. OGNUNO HA I SUOI PROBLEMI
OGNUNO HA I SUOI PROBLEMI
La bella domenica volge al termine e tu
mi ricordi di andare a prendere un caffè.
L'opzione della bella ucraina del bar di
Piazza Garibaldi, mi alletta, tanto mia
moglie non sospetta nulla, e poi, ass' tè
lu cumbàr, lei sà che io sò, viviamo così.
Ognuno ha i suoi problemi: la giovane,
l'attempata, la nordista, la sudista,
la bella, la racchia.
La bella ucraina non c'è, è tornata
a casa, lì c'è la guerra, il padre stà
male, tornerà a novembre.
La sostituisce una mezza loffa
patentata di Valle San Giovanni,
brutta, grassa e senza denti (mi
chiedo come cacchio ha fatto Yuri
a metterci nà vacca simile arret' a
bangòn de lu bbarr'...).
Francesco Scipioni, Seraffìn lu
fij' de Nicola de la calata arrèt'
a la Villeroy, Maddalena Pignotti,
Nadia e Fleurette di Collatterrato:
la solita fauna anfibia dei bar
del centro... ma oggi sono di buon
umore e chiacchiero un pò con
tutti; mia moglie mi guarda e
ride (Scipioni, suo compagno di
liceo ai tempi dello Scientifico,
anni 70-80, gli è sempre piaciuto,
però oggi cu ssù panzòn, e lla'
coccia pelata, non è che sia molto
attraente...), lo guarda di nascosto,
ma Scipion' ha simbr' stàt' nu puttanir',
vuoi che non se ne sia accorto, ma zitt'...
Niente.
Non sono voluto andare al campo, ieri:
il Teramo ha vinto con il Gubbio,
d'accordo, mi so' perso nà bella partita,
ma sono rimasto a gironzolare per
i Tigli, tra le pattuglie della Questura
che giravano e fermavano, tra le
scemarelle delle scuole che escono
a mezzogiorno, per via del caldo afoso
di questo strano finale di settembre,
e tra i tanti pensionati, annoiati...
Intanto sono tornati gli uccelli neri
che cacano sulla testa della gente
che passeggia per i Tigli...
Alla fine di questa mattinata senza storia,
attendo il pranzo qui dai suoceri, nella stanza
delle radio di mio suocero, il carissimo
Salvatore, che ha il mio stesso hobby:
svogliatamente, mi sento una chiacchierata
di calabresi in Modulazione d'Ampiezza,
ma non ho nessuna voglia di entrare,
resto in ascolto e penso ai casi miei,
chiedendomi come sempre, a cosa serva
in fondo la vita, ma soprattutto A CHI serva...
( Camillo Catellani; 21 Settembre 2014 Mattina )
venerdì 19 settembre 2014
AMA. LU SCEM' HA 'RVNUT...
LU SCEM' HA 'RVNUT...
E nnà cagnàt' p'nnìnd.
Simbr' nu scem, a' è...
Trendasett'ann, la fatij' ja zimbr'
piaciùt' pòc, llì ddò sold' de la
disoccupazziòn, se li magn' a
lu gratt' e ving', cu li video-poker
e li quattr' mezz baldracche che
angor ìi và 'rrèt...
Tu Nicò, frat'm, nnu' pù proprij vdà...
Sì bball' tu ch' ssa' panz'
li cumbign'a tu' t'arfrechen' arrèt'
e pur' anninz'...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Quattr' mazzamarill' mandr' arvà a la cas'...
Li vòt', a ii ggirenn' la sàr, ch' la machn,
su pe' li stràt' de Castagnèt, Ioannèll,
o su' ngim' a Turr'ciall', a Uttobbr' o Nuvembr'
sanz' l'autoratij, da sùl, e llà ffòr' piov'
pur' sanz' ca ssàn' arcàl' nà fatt',
cacchevvot' te vè na strana zinzazziòn,
come di solitudine, quasi d' mistèr,
vit' li luce da lundàn de' Term', de'
Castrogn', e ttè vè nà malingunij trist'
e dogg' , e pinz' a stran' cos', strin'
pnzir', che n'ze pò sp'cà...
A mmà rvè mmend' li timb' dè nà vòt',
quann' a lu vern' se stev' dandr' a li cas'
de' li cumbign' n'gambagn, arrèt' a lu fòc',
la vicchiarell' allùcàt' de' fiang' sobbr' nu'
sedil', e lu nonn' a tavulìn, cu' nu cumbagn'
e li 'bbicchìr' svudd' da' rmbì de vin' nov'.
Nuie, ggiuvanottill', tnavàm' paur' pur a
parlàn, timid', educhìt', simbr' gendìl,
pur' chi li mammucce, pur ch' lu can'
pur ch' la 'att'...
Com' se fà a scurdà l'addòr de' fum'
di li stanz' di li case de cambagn'.
Li matìn a lu trappèt, a ppiì l'uje,
cu' lu nocch' ch'ardèv' a lu cammìn'
e ascallav' na' miicall' lu lucàl fredd'
e umm'd, che tte cungiliv'...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ess'...
llù mbàpit' de fratet', s' ha magnàt tutt' mand' màn
a lu joc', e mò và cerchenn' li sold' a li parind...
( Camillo Catellani; 19 Settembre 2014 Sera )
E nnà cagnàt' p'nnìnd.
Simbr' nu scem, a' è...
Trendasett'ann, la fatij' ja zimbr'
piaciùt' pòc, llì ddò sold' de la
disoccupazziòn, se li magn' a
lu gratt' e ving', cu li video-poker
e li quattr' mezz baldracche che
angor ìi và 'rrèt...
Tu Nicò, frat'm, nnu' pù proprij vdà...
Sì bball' tu ch' ssa' panz'
li cumbign'a tu' t'arfrechen' arrèt'
e pur' anninz'...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Quattr' mazzamarill' mandr' arvà a la cas'...
Li vòt', a ii ggirenn' la sàr, ch' la machn,
su pe' li stràt' de Castagnèt, Ioannèll,
o su' ngim' a Turr'ciall', a Uttobbr' o Nuvembr'
sanz' l'autoratij, da sùl, e llà ffòr' piov'
pur' sanz' ca ssàn' arcàl' nà fatt',
cacchevvot' te vè na strana zinzazziòn,
come di solitudine, quasi d' mistèr,
vit' li luce da lundàn de' Term', de'
Castrogn', e ttè vè nà malingunij trist'
e dogg' , e pinz' a stran' cos', strin'
pnzir', che n'ze pò sp'cà...
A mmà rvè mmend' li timb' dè nà vòt',
quann' a lu vern' se stev' dandr' a li cas'
de' li cumbign' n'gambagn, arrèt' a lu fòc',
la vicchiarell' allùcàt' de' fiang' sobbr' nu'
sedil', e lu nonn' a tavulìn, cu' nu cumbagn'
e li 'bbicchìr' svudd' da' rmbì de vin' nov'.
Nuie, ggiuvanottill', tnavàm' paur' pur a
parlàn, timid', educhìt', simbr' gendìl,
pur' chi li mammucce, pur ch' lu can'
pur ch' la 'att'...
Com' se fà a scurdà l'addòr de' fum'
di li stanz' di li case de cambagn'.
Li matìn a lu trappèt, a ppiì l'uje,
cu' lu nocch' ch'ardèv' a lu cammìn'
e ascallav' na' miicall' lu lucàl fredd'
e umm'd, che tte cungiliv'...
°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°
Ess'...
llù mbàpit' de fratet', s' ha magnàt tutt' mand' màn
a lu joc', e mò và cerchenn' li sold' a li parind...
( Camillo Catellani; 19 Settembre 2014 Sera )
giovedì 18 settembre 2014
ALZ. I MISTERI DI TERAMO
I MISTERI DI TERAMO
IL COLTELLO DI COSTE SANT'AGOSTINO
Tra Coste Sant'Agostino e Coste Malate
c'è una panchina mal messa, lì da
tanti anni.
L'altra sera, ero seduto con la cagnetta
Laika, e fumavo tranquillo la mia solita
cicca senza filtro 'per digerire', quando
fui attratto da uno strano oggetto
spuntare dall'erba, a due metri circa
di fronte a me.
Smossi leggermente con un piede
l'oggetto, che pareva conficcato
nella terra ancora umida per
la fitta pioggerellina caduta a lungo,
nel pomeriggio.
Presi il mio fazzoletto, lo piegai in
due e cercai di estrarre la cosa dalla
terra: era un coltello, una grossa lama
da cucina.
La portai nella mia auto, e accesa la
luce dell'abitacolo, lo esaminai come
meglio potetti: con sommo stupore
notai che il manico era ricoperto
da un foglio di carta legato
con una cordicella.
Dopo aver tagliato lo spago, con
le forbici che ho nella cassettina
degli attrezzi sul sedile posteriore,
provai a leggere, nella debole
luce dell'abitacolo, ma restai
interdetto quando mi accorsi che era
un testo in codice.
Per onor di cronaca, lo riporto così
come scritto.
-----BEGIN ENCODED MESSAGE-----
Version: BCTextEncoder Utility v. 1.00.7
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jLGMdT/kzClqVuinxVh6sDq7ahkW4SmdvCE/8eZO
-----END ENCODED MESSAGE-----
Di seguito, una parola che potrebbe essere
una specie di password: limerix045PY
Sulla lama, c'erano delle macchie che a me
sembrarono indubbiamente di sangue,
non volli portare il coltello alla
Polizia per non avere grane, ma lo conservo
ancora nella mia stanza, dentro una scatola
di scarpe vuota.
( Camillo Catellani; 18 Agosto 2014 Mattina )
IL COLTELLO DI COSTE SANT'AGOSTINO
Tra Coste Sant'Agostino e Coste Malate
c'è una panchina mal messa, lì da
tanti anni.
L'altra sera, ero seduto con la cagnetta
Laika, e fumavo tranquillo la mia solita
cicca senza filtro 'per digerire', quando
fui attratto da uno strano oggetto
spuntare dall'erba, a due metri circa
di fronte a me.
Smossi leggermente con un piede
l'oggetto, che pareva conficcato
nella terra ancora umida per
la fitta pioggerellina caduta a lungo,
nel pomeriggio.
Presi il mio fazzoletto, lo piegai in
due e cercai di estrarre la cosa dalla
terra: era un coltello, una grossa lama
da cucina.
La portai nella mia auto, e accesa la
luce dell'abitacolo, lo esaminai come
meglio potetti: con sommo stupore
notai che il manico era ricoperto
da un foglio di carta legato
con una cordicella.
Dopo aver tagliato lo spago, con
le forbici che ho nella cassettina
degli attrezzi sul sedile posteriore,
provai a leggere, nella debole
luce dell'abitacolo, ma restai
interdetto quando mi accorsi che era
un testo in codice.
Per onor di cronaca, lo riporto così
come scritto.
-----BEGIN ENCODED MESSAGE-----
Version: BCTextEncoder Utility v. 1.00.7
wy4ECQMCFxTgGAdYEx5ge2oAykHHhrrXyBvK41lTUG1CRcsnmppU1VXJ4XEo35kK
0sBLAflBjdrYL3Pr4l8WFMUrABr/XBRw8zbqSiZgPiYWE/NtNZ9KHB9acIKDpimn
4IhQv8qWeuJ6gtwBmWDOy8UowrGIjcDHmp6cSjzL0Wm/bR6TLh7qMUDviVs1ld5h
A1CYMw9j9A+C3By4MpgCWl38YsghQ1NdabSHQOmMypuhXVrHCjF5yS6TivUpMfjW
LrFWRyqM1G2z6SPeiEgx1q2K1SXMKC43FFqNkvYobyMSC8Rb7smbq+YhFwefv72j
DOn+3D0yp6s19ujq5qCX7RigSRomHyaR9Q7EyZQmTvmsyCnNDALh2BZruXHNJU/w
jLGMdT/kzClqVuinxVh6sDq7ahkW4SmdvCE/8eZO
-----END ENCODED MESSAGE-----
Di seguito, una parola che potrebbe essere
una specie di password: limerix045PY
Sulla lama, c'erano delle macchie che a me
sembrarono indubbiamente di sangue,
non volli portare il coltello alla
Polizia per non avere grane, ma lo conservo
ancora nella mia stanza, dentro una scatola
di scarpe vuota.
( Camillo Catellani; 18 Agosto 2014 Mattina )
domenica 7 settembre 2014
ALX. SONO FATTO DI VAPOR ACQUEO
SONO FATTO DI VAPOR ACQUEO
Come ogni anno anche quest'anno
l'autunno, alle porte, porta malesseri
che ben conosco, stanchezza,
sonno arretrato, sfinimenti, pippe
non solo mentali, ubbie e la solita
mancanza cronica di molte cose.
Come meh, tanta e tanta gente,
persone per cui sempre è lunedì
mattina, anche il sabato sera,
gli infelici sono la grande maggioranza:
chi è davvero felice?
Lo storpio, lo scemo, il cerebroleso, il beone.
Con la sua auto scoperta, fà la maffia il simpatico
gigolò di paese, lo conosco bene, è un amico
le miserie sue le affoga nella patacca,
ma il suo pianto interno non ha sponde,
và avanti alla cieca, procede al buio.
Stasera esco con uno dei miei pochi amici,
è un buliccio, tra noi c'è un gran rispetto
è un ottimo amico, a dir la verità la sua
diversità non la noto, la massa acefala
della moltitudine la differenzia, popolo bue.
Piccola città borghesina del cazzo!
Pure, è la mia città, e guai a chi ne parla male.
'Tutto mondo paese', diceva un amico di sù,
di Rovigo...
Come dargli torto...
( Camillo Catellani; 7 Settembre 2014 Sera )
ALW. LLA' NGIM'A TTUTT'
LLA' NGIM'A TTUTT'
Ha passat' n'atra jurnata,
duman' e doppdumàn' arfarà
com'uj, mbò de call',
ma dapù artòrn lu temb' brutt'
e se n'arcàl angor, ma nn'aè ddett'.
Li vìt' ssi nuvòl, ssà ngil', cuma fà,
par la faccia tu' quand' t'aizz' la
matìn, cu' nù par' d'ucchij assunnàt'
e ngi la fì' a mmandenatt' ritt'.
Mammet' prepàr la culazziòn', e nze send'
cammìn pian' gne' nà gatt', e nen'tòce,
invece tu, (ca' tu abbij' a rromb lu cazz'
'mbrìma matìn), la ti che ttutt' quind.
La moje, li fij', la socer' e tutt'li parind'
llì mì e li tuj, me s'arvòtec' li cujùn
sol' a' ppenzàcch', e mi ni esce da la cas'
me ne vac' a lu bbarr', e me pij' nà bbirr'
'mbrima matìn.
Li cumbign' stà rrajat' pkkà lu Term' ir'
ha 'bbuschìt tre panèll' a Chit', (urmaj'
se n'arriesch), e parl' poc': a mmà d'lu
pallòn' nen mè ne fràc' nind, e mandmàn'
ting' da fà nà fatt' de' cos' e n'mme matt' a
pparlà ch'nisciùn.
Mendr' esch' da lu bbàrr, m'arcord
ca' ding' a i' ffà n'ammasciàt',
cuscì steng' mbignàt fin' a ll'òr'
de' cen', mojem' si n'và da lu' cumbàr,
tand' ij n'zo' ggelòs, che cazz' me ne mbort'...
A là fin' de la jurnàt, ngundriv' Sciambacò,
je' sò ddummànnat' de' cert' chizz' che sapàm'
e me n'arcalìv', pian'a ppiàn' a la cas'.
( Camillo Catellani; 7 Settembre 2014 Sera )
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