sabato 2 gennaio 2016

ARY. VOLER BENE E SCRIVERLO IN CODICE

            VOLER BENE E SCRIVERLO IN CODICE 


Dedicato ad un amico di gioventù di Ortona
venuto a mancare l'anno scorso.



Voler bene, e scriverlo in codice, e tener segreto,
ciò che nessuno vorrebbe sapere,
ma tutti vorrebbero capire.
Chi m'è lontano, è irragiungible,
allora la mia mente si mette a correre e spaziare
per trovarlo, ma trova solo ricordi,
ciò che fu e non quel che vuole il mio stesso io.
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Rincorro i pensieri, e volendo ripetere dentro di me le cose ed i fatti passati
che splendidi erano attimo per attimo, si creano e s'accavallano i ricordi
e l'impresa quindi sfuma pian piano, lasciando un nuovo cratere di gigantesca
nostalgia poetica e mite.

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Ma a qual prö, se tutto è solo pensiero e fantasia.
Sono ben lungi dal sentire i suoi fieri ed allegri passi,
che riempivano la mia giornata lavorativa
fino allora noiosa e ripetitiva alquanto.
Poi, una volta qui con me, mutavo i miei desideri (quelli espliciti),
e m'aggrappavo alle false e stupide domande, risposte e frasi ch'egli capiva
ma non poteva ovviamente leggere tra le righe i miei desideri reconditi.
Così, undici giorni non sono bastati a chiarirgli il mio stato reciprocante
ed un mare di equivoci sospetti sono sorti, e ciò ha deformato in modo
forse irreversibile un progetto affettivo che nei primi quattro giorni
del secondo anno di nostra conoscenza, stava riuscendo in maniera a dir poco sensazionale.
Poi un equivoco, un incomprensione, un minuto o più, circa cinque, sono bastati a fare crollare un castello di speranze.
La ricostruzione cominciò, purtroppo, nella mattina dell'addio, con in più un ospite caro; ma mai come in quel momento indesiderato ed impiccione.
Poi un bel (o brutto giorno), cercai di vedere colui che da mesi sei,
ormai occupa il cervello sentimentale:
Oltre quaranta gradi al sole, e partii con un auto di linea dalla città del purgatorio, alla volta di quella che era stata il paradiso, a tempo non illimitato.
Purtroppo con una terribile debàcle; il ritorno disilluso.
Pensai fermo che non avrei più fatto alcuna avventura dettata dal cuore, proprio per paura, ancora una volta di tornar in secreto, nel paradiso, ma senza il cherubino personale.

Fine prologo.
 

( Camillo Catellani; 1986 - Modifiche al testo originale: 2 Gennaio 2016 )

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