venerdì 25 dicembre 2015

ARV. IL CANNELLO


 IL CANNELLO

Su e giù con la cerniera: Uccelli di Rovo.
Sprigulini bucati, bimbi indesiderati.
Quando l'amore si fà male, i soccorsi
non servono.
Quando vivere è una perdita,
morire è un guadagno.

Ma alla brutta del paese,
non toccate mai le tette!
Lei ha la fagiana d'oro
e non prende più tra le
gambe, il cannello.

Ha movenze da cerbiatta,
le gambe lunghe, ed ha
bei polpacci snelletti,
la folta chioma, ma ahilei,
il volto appeso, mascherone
slavato, e sulla patacca, ormai,
ci fa' tele ragni...

  ( Camillo Catellani; 25 Dicembre 2015 Pomeriggio-Sera )

 






ARU. DUE


DUE

Esce di casa alle 8.30 come i bravi ragazzi,
energico, allegro, labbra carnose sporgenti,
capelli neri belli non-lisci, pieno di movenze
divertente, scatto-sprint-tornello
metropolitana.
Un cappuccio al bar in centro, oggi al
Biffi, domani al Maspero, magiare e bere
cicca e caffè, simpatia, và che carina quella
pivella, pronti via, mano nella mano con lei,
farmacia, springulini, ma non per adesso,
forse nel pomeriggio, se il fratello esce,
casa libera, indossa lo springulino, gussa.

Col pancione, a colazione, pane e paliata,
Via dei Cinquecento, a caccia, ma lui non
ce la pensa, il suo pensiero è altrove.
Pigra camminata all'EUR, capelli lunghi
le bassane fino al mento, centurioni.
Senza amore, ma non si dice, una cicca
forte, N80, una nasata, Macubino, e via,
Piazza di Spagna.

  ( Camillo Catellani; 25 Dicembre 2015 Pomeriggio-Sera )








lunedì 21 dicembre 2015

ART. I PENSIERI DI GODZILLA

 I PENSIERI DI GODZILLA   di Camillo Catellani

I.

Video girato nel gennaio del 1980 a Cernusco, c'ero anch'io nello studio, la racchia nel video aveva il ciclo e gli faceva male la testa, Franco invece aveva le balle girate perchè la notte prima a Milano gli avevano fregato la Golf appena comprata...
Mi offri' uno 'Strega' al bar di Palazzo Vittuone, di fronte, lui era altissimo e magro, io basso e tappo, ma in realtà lui era un amicone, aveva l'accento milanese tipico di chi milanese non è e viene da molto lontano...
Franco Battiato l'era del Cinghiale bianco
Foto del profilo di ETERE RADIOASCOLTOFoto del profilo di Ferruccio T.Foto del profilo di Alex Wolf
3 commenti
Alex Wolf
04:35

+ETERE RADIOASCOLTO Squisiti retroscena, fine retorica, prosa estetizzante. Paragonandola ad un piatto, certo sarebbe lingua salmistrata con polenta
-----------------
 
 II.

 Alle volte ci viene da scimmiottare energumeni
men che mediocri, ma che per motivi i più
disparati, promovuono in noi, se non chiara
ammirazione, almeno un moto di interesse.
In campo sessuale, ognuno fa da sè, si sa,
chi ha una potente palestra sensuale in casa,
chi si arrangia con mezzi propri, chi è in
una via di mezzo insoddisfacente, o leggera
che porta a dire tra sè e sè 'in fondo, bene
così'.
Guardiamo un abile cavallerizzo, capace di
domare giovani e bellocce puledre,
con i suoi bei modi ed la sua brillante
sciabola.
Altri, più prosaici, estraggono il mangolo,
e donne attempate lo portano in grembo
per soddisfazioni altre, secondarie.
Infine, i tanti uomini soli, che si soddisfano
con le mano, sognano il ventre liscio di una
bella forosetta, carezzandosi il banano.
L'amore ha le sue gradazioni, c'è chi la donna
la guarda dal piede, dal polìce, ragiona per
centimetri e dà particolare rilievo all'alesaggio
della verga; in genere sono uomini primitivi,
dagli istinti ancora bestiali, che sovente anche
nell'amplesso, scendono in bassura.


  
( 5 Maggio 2016 Sera )

   
_____________________________-





III.


 CHE STRONZO...


Cosa hai illuso a fare quel povero ragazzo, per
tanto tempo, e poi abbandonarlo sul più
bello.
Lui così fragile ed in fondo sincero.
Tu invece sei una mangiauomini, con il tuo
sguardo famelico, ombrosa e vendicativa,
vera faccia di cagna.
Che stronzo, sono io, ad averti sposata,
per la tua grinta, la tua ferocia, la tua
determinazione: per te sono tutti dei
miserabili, nessuno interessante,
tu sei l'eletta, la Donna di Valore.
Tu, volevi l'Uomo con i Cogliononi,
un vero maschio, abile in ogni campo,
una copia in pantaloni di teh stessa.
All'inizio, mi sentivo un re, ero realizzato,
mi dicevo belle cose, andavo fortissimo,
mi sentivo un gallo, 'ero tosto'.
Poi, a mano a mano, ho capito te,
ho scoperto la tua vera identità, ed
a poco a poco, mi sono afflosciato,
lentamente, mi sono sgonfiato, un
giorno via l'altro, sempre più freddo
nel mio cuore, ma tu già non mi
amavi più, se mai mi hai amato,
ed andavo a smaltire la mia rabbia
da Barabba,le sue pizze ed il suo
peperoncino piccante, mi tiravano
su, consolazioni minime ma sapide,
locale piccolo ma confortevole,
clientela giovane e simpatica.
Tu ragionavi solo di ristoranti
costosi ed alberghi di lusso.
Quando ti proposi una gita
a Lanciano, con sosta all'
Albergo Roma, per un pranzo
casareccio e gustoso, mi
ridesti in faccia e te ne andasti
a Pescara con le tue amiche.
Ora, dopo otto anni, i miei capelli
grigi, attestano che mandarti
a farinculo, fu un bene per
entrambi, ma se tu non hai i soldi
alle volte neanche per un panino,
non vuol dire che sono stato io
a volere la tua completa rovina.
Ortona non è tanto grande, ma
di donne ce ne sono, anche
disposte a riaccompagnarsi
con un uomo solo e alle soglie
della sessantina.
Tu invece, hai sceso i gradini
della scala sociale a due a due,
frequenti gente che un tempo
avresti avuto orrore soltanto
parlarci assieme, tu colta e
pedante, laureata universitaria
ma fredda e sciocca come poche.





          
 Carmelo -Ortona 



( 5 Maggio 2016 Sera )
_________________________
























































































domenica 20 dicembre 2015

ARS. COSA FAI?

COSA FAI?

Cosa fai, ora che non sei più a casa.
Dove passi le tue notti, lontano dagli
affetti.
Ribelle, come sempre, testa calda,
mani fredde, annerite dal freddo,
se abituato a passare le tue notti
da solo, nei parchi della metropoli.
Con chi vai, ora che non ci sei più,
adesso che l'aura di intoccabilità
è cosi forte che le rare volte, io,
abbasso lo sguardo, e transiti,
con uno strano ghigno, una
serena indifferenza infantile.
Chi ti ospita, chi usbergo, dalle
tante insidie, fragile come sempre,
come ripari sotto le stelle, la luna
amico, dove stai, giovanilità, chi sei?
Ti trascini, forse, lungo i viali deserti
di primo mattino, quando le più forti,
si riesce ancora di vederle nel cielo,
quando il silenzio della città non sai
se più ti allieta, o ti angoscia, tu.
Il prossimo ostello, sarà lunghissimo,
che non ne vedrai la fine, ma vivo,
e forse a te, basterà.

   ( Camillo Catellani, 20 Dicembre 2015 Mattina )














venerdì 18 dicembre 2015

ARR. FACEVA LO SCEMO

FACEVA LO SCEMO


Simpaticissimo, allegro e vivace
fregava gli accendini ai marucchini
alle Vasche, o in Via XX Settembre.
Gli correvo dietro, 'fermati, buliccio!',
ma non mi dava retta.
15 anni e tanta voglia di vivere, due
springulini in tasca, anche se ancora
non aveva mai gussato in vita sua,
ed il pensiero della fornicazione
ancora non lo attanagliava.
Cicca in bocca, burianna nsciu
murru, capelli svolazzanti,
jeans morbidi e scoloriti,
i buchi nei pantaloni, anelli
e perle al naso, come la bella
Regina al Troubadour.
Seduto nel metrò, non era
vero, che le ragazzette,
lo smicciavano lì in mezzo:
il pacchetto sempre in tiro,
la Speranza è una melanzana...
Non è vero, nonnina dolce...

Che scemo!!!

Se nei Giardini Catellani, piove
passano tre bagasce, io mi
nascondo dentro il cappottone
nero suo, troppo stretto per me
anche se lui è molto cresciuto.
Canzone d'amore al contrario,
a Nervi piove, a Sampaedenna
c'è il sole, ma che gioco è, lui
dove stà, dove mai sarà finita
quell'anguscia da caccià, quella
palletta che non stà mai un'attimo
ferma.
Poi però, la sera, la manina la cerca,
l'unico amico dell'Universo, io,
quello da sfottere con il suo
accento de' San-na, cresciuto
a-a Fuxe, su un lettino assieme
a me, a mangiare assieme a me,
la pizza e la schiacciata, insieme
a me.
Mentre mangiava, mi diceva che
sarebbe andato a vivere in un
castello.

Faceva lo scemo!!!


   




Ma lascia stà, lascialo anà,
se è scappereccio, sempre
torna, lascia fare, fallo andare.
Non lo vedi, che non è più
lo scemo di prima, che serio
adesso, che è.
Il volto tumefatto dalle percosse
e dalle busse, la Polizia lo ha
conciato per le feste, lui mi
fissa, su quel letto d'ospedale,
le cicatrici e le bende, sul suo
volto caffelatte, butterato di
diciottenne ribelle e sprezzante.
Non sei più un ragazzino, ora,
adesso ti è tutto chiaro, ti è
tutto noto, non hai più gli
springulini Hatù in saccoccia,
ma la bamba che rinsavisce.
Che rinsavisce gli scemi!

    ( Camillo Catellani; 18 Dicembre 2015 Mattina )






 

martedì 15 dicembre 2015

ARQ. RICHIESTA AUTOMATICA D'AMORE


 RICHIESTA AUTOMATICA D'AMORE


Il mio alter-ego inserì la moneta 
da 50 centesimi nella macchina
spara-biglietti del Metrò, 
Ma la macchina non funziona,
e la faccia simpatica da faina,
del mio alter-ego, si trasforma
in una maschera di disappunto.



  

A casa di lei, il mio alter-ego,
si comporta bene, è un ragazzo
educato, non poggia i gomiti
a tavola, non si fà notare: il
mio alter-ego è un bravo ometto.

Ha le lentiggini sul naso, i suoi
capelli sono rossi rossi come
li fil' de' la marròcc', a dir la
verità, ha un pò del rosso
cafonetto, ma sono dicerie
di maligni e invidiosi della
sua aria sbarazzina e vivace.

E mentre io ancora accendo
l'incenso al Pino, per rinfrescare
la mia stanza aulente e buia,
il mio alter ego cammina
spedito per le strade di
Genova, con la sua Parker 733
tra le labbra umide e carnose.

   ( Camillo Catellani; 15 Dicembre 2015 Mattina )


























mercoledì 9 dicembre 2015

ARP. SEMPRE INSIEME (Tu e la Giovanna)

SEMPRE INSIEME  (Tu e la Giovanna)

----------------- 





Neri i suoi corvini, non lisci.
Ma il riflesso tradisce l'ascendente.
Come ci si sente, dopo un bagno
venti giorni senza lavarsi, Dettol
Tura, Chandrika e Lanza Bucato,
Mekako, IKB, Crusader, Perla, Sole
Bucato, Camay senza profumo francese
(se non è francese sarà inglese, o
portoghese), lavata la schiena, dopo
lavati i piedi.
Ma un amico non fà caso alla pulizia
esteriore, quella interiore solo conta.
Hai pianto sulle mie spalle, te ne prego
riprenditi, Piccola Venere, sei bella,
bel cùl vèh...

Ho ammazzato la mia donna, non
chiedermi perchè, era bella, una
madonna, era beeeeellaaaaaaa...
Il 9 aprile 1976, nella periferia di Milano,
i carrozzoni erano nel grande campo di
Quarto Mornelli, circo e luna-park a pochi
metri.
Cartelloni pubblitari enormi lungo la
strada, manifesti elettorali, simboli
politici.
Io ed il Davide Bescapè, figlio del Primo
Bescapè, guardavamo un cartello
affascinante: un libro con sopra un
sole nascente ed una scritta, Socialismo.
Falce e Martello, dove avevo già visto
quel disegno?
Com'era bella la Giovanna Bescapè,
com'era paziente, io ne ero sempre
profondamente innammorato.
Ricordo il primo bacio dato, nel sedile
posteriore della 850 di mio padre,
all'imbrunire, in fondo a quel campo
di fango, alla fine di Garlasco, lei
all'improvviso mi dice 'Ci tignamo'?
Io non capivo, 'ci baciamo'?

 [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []

Più tardi, nel tempo, che sempre
inesorabile scorre (e corre), a
Gallarate, avevamo vent'anni,
io venivo a farti compagnia,
tu eri in caravana a rifare i letti,
'Dai su, fammi finire di fare i
servizi, che torna mia madre'.
Ma una domenica mattina,
i tuoi in mestiere, io ero
carico, perchè domani
si partiva per Vieste, e mio
padre voleva un giorno di
riposo totale, per il viaggio
massacrante, tu a bruciapelo,
mi dicesti, nella tua campina:
'Gussiamo'?
Tu lo avevi già fatto altre volte,
per me fu la prima.
A Scandiano, per scherzo, ti
dissi, putrido, 'Vado con le
scaie', e tu urtata 'Mi fai schifo'.


 [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []

Oggi, non so, se io, feci bene a
saltarti addosso o scappare via.
Oggi credo di sapere che la scaia
eri tu, ed io sono sempre quello
di un tempo...
Mi dicono 'irresoluto', 'gran finocchio',
'donnaiuolo da strapazzo', 'leccafighe',
mentre la verità è una sola: io ti ho
sempre amata, e morivo per te,
bella la mia Giovanna Bescapè.
Ma fino a quel maledetto giorno,
perchè sognavo, io volevo prima
sfiorare la tua pelle fantastica,
liscia e vellutè, Giovanna Bescapè.
Come una pitonessa dei caruggi,
a Genova, al tuo matrimonio, che
per me fu peggio di un mortorio,
al bacio degli sposi, stavo per
cacciar di fuori il gran pasto
al ristorante.
Le chele a me non piacciono,
lo trovo un piatto triviale,
il velo bianco non ti dona,
il verginello, il romantico,
non ti merita, tu prendesti
l'Uomo di Valore, l'Uomo
con i Cogliononi, voi ora
siete gli Eletti, la Nuova
Coppia.

 [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] [] []


  
               

Stammi accanto, tu che avevi i capelli
belli, riflessi rossi, il riflesso dice tutto,
i tuoi capelli non lisci, erano il tuo
documento in nero.
Io ti ho insegnato ad amare, il mio
primo bacio, bacio di pantera, ti
aprì il mondo, poi tu provasti il
sesso, quello vero, l'appagante
il pieno.
Ma l'amore eterno di due mani
che si avvinghiano, sempre
rimpiangi.
Ma è ormai tardi.
Sempre più tardi.

-----------------

   ( Camillo Catellani; 9 Dicembre 2015 )

























































































































martedì 8 dicembre 2015

ARO. IL BEL SORRISO


 IL BEL SORRISO




Fantasmi di vecchie dicerie.
Hai un bel sorriso, anche tu.

=== Ma il suo non traspare ===

D0ve v3di la sua voce, là i suoi
capelli.
Il riflesso, decide tutto.