DIALOGHI CON AMMASCIO'
VIALE RONCHI
Ciao Ammasciò!
E' inutile, invecchio.
Mi fisso con ricordi, se vogliamo, insignificanti.
Mi masturbo con visioni ripetute nella mente
per anni, decenni.
Ad esempio, mi piace tornare, idealmente,
virtualmente verrebbe da dire, al Bar Luna,
a Viale Ronchi.
Te lo ricordi, Mascioletti carissimo, lu bar de
l'Appundat'...
Alla moglie, abbastanza insulsa, ma era il suo
modo d'essere, e all'Appuntato stesso, che
mi dava sempre un idea di trasognato.
Era un bar malfamato?
Mi sembra che illo tempore cosl fosse.
Sarà per il fatto che chiudeva tardi,
sarà che il lungo viale dove si trovava,
di sera era frequentato da un eterogenea
clientela... però io ero giovane, non ci facevo
molto caso.
Torna in mente, come una cosa ovvia, la
dualità, il confronto, senza storia, a dire
il vero, Bar Luna-Bar Bigliardi, subito prima
di Piazza Grue.
Si', caro Camillo, quella che tu chiami
sempre Viale Ronchi.
A dirla tutta, in famiglia, la chiamavamo
Piazza Grù, senza la 'e' finale...
Quante volte, Ammasciò, ti ho narrato i
fatti dell'86, che se i ricordi del 1973 erano
leggenda, quelli del 1986, non sono
da meno...
Questioni di cuore strampalate, come la
mia città natale, una città strana, serpentina,
ma adorata quando sono lontano da essa,
vilipesa quando sono a Piazza Salotto
o a Porta Nuova.
Tu tu fissi sempre, su fatti che ormai
non vivono piu', Camì, sono cose
che hai vissuto, sono sicuro, meno
intensamente di quanto oggi tu le
ricordi.
Ed hai ragione, Ammasciò, ma vedi,
del ricordo d'infanzia non sento il
fascino del mistero, dell'insondabilità
del passato, mentre il ritorno da Ortona,
con l'incontro casuale di quel ragazzotto,
Gianluca, che conoscevo bene, mi affascina,
sì, affascina è la parola esatta.
Non sapevo tornare al Parco Divertimenti,
in Piazza Caduti del Mare, non ricordo dove
mi trovassi quando incontrai Gianluca,
fratello più piccolo di Fulvio, delle Case
Popolari di Viale Ronchi (Piazza Grù, dai...),
ma credo di essere appunto nei paraggi di Piazza
Grue, però NON a Piazza Grue, non ricordo bene,
forse era Via Bardet, forse Via Coppa Zuccari,
Via Thaon de Revel, non ricordo...
Fattostà, che il sorridente Gialnuca, mi riportò
volentieri a casa, e poi, non lo vidi mai più,
or son passati 27 anni...
NOMI E SOPRANNOMI DELLA PESCARA DEL '900
Ammasciò, ti ricordi del falegname di Via di Vestea,
poco prima della cantina?
Certo che me lo ricordo!
Don Peppino Pep' 'ngùl...
Che faceva concorrenza (per dire...) a...vediamo
se ci indovini...
A Leondino!
Che stava dietro Via di Vestea.
E del Radiatorista che fino non molti
anni fà stava in Via Vespucci, quello con
una mano fasciata di nero, forse un
moncherino?
Certo, certo...lo conoscevo bene, ci portavo
la mia auto ogni qual volta serviva un controllo
al radiatore...era un maestro, nel suo lavoro.
Quanti ricordi...e quello che imbalsamava gli
uccelli... che stava nei pressi della Madonna
dei Sette Dolori... e come dimenticare la Pesca
di Beneficenza che si teneva il giorno della festa
proprio nella chiesa, quanto mi piaceva pescare
il rotolino di carta nel tubettino di pasta,
e che premi pazzeschi...ricordo le neole vinte,
che erano sempre vecchie e belle toste toste...
Ma c'erano anche delle belle cose: Camì,
mia cognata una sera, riportò a casa un
lampadario di cristallo che valeva una cifra,
offerto da una facoltosa nobildonna che
partecipava con tanti oggetti, tutti gli
anni, fino alla sua morte, qualche anno fà.
e non erano mai oggetti banali o miseri,
ma spesso statuette di porcellana di marca,
o monili d'argento, magari un po' usurati
o difettati, ma sempre argento era...
ARRIVEDERCI AMMASCIO'
Quando riparti Ammasciò?
Presto, devo rientare per domenica
mi aspettano i nipoti...
Beh, sarai contento, l'anno scorso di
questi tempi, eri un bel pò giù.
Non ero giù, ero più che altro annoiato.
Mi pare anche che non sei entusiasta di
tornare a Pescara.
No, torno volentieri, ci mancherebbe,
solo che se 'partire è un pò morire',
tornare, mi lascia un pò di amaro in bocca...
Come mai, perchè?
Non lo so, ecco...fossi stato via tre mesi
forse, il ritorno sarebbe stato ben più
entusiasta, ma questi allontanamenti
di due, tre giorni, non mi danno quel
senso di cambiamento nella mia vita,
questa provvisorietà, non mi da il tempo
di ambientarmi ad una nuova situazione,
farlo per sei, sette volte al mese, mi
annoia, mi urta i nervi.
SULLA VITA
Sarà la vita che passa, Ammasciò, e come al
solito, non mantiene le sue promesse...
Non le mantiene mai, le promesse, la vita...
Io ad esempio, sono un uomo d'azione,
eppure l'astrazione non mi è del tutto
estranea, anche se preferisco utilizzare
il mio tempo libero per fare cose concrete,
e non star li' a pensare in modo sterile.
Un tempo, anche io, Ammasciò, ero più
per l'azione, ma abbastanza presto, ho
coninciato a pensare...
Si direbbe, che le delusioni della Vita,
a mano a mano, mi spingessero sempre
più verso l'inazione, verso la meditazione
assorta, verso la poesia, ed ai pensieri
astratti.
Forse, dapprima, inconsciamente, poi
sempre più consapevolmente.
Mi piace pensare, che le mie giornate
vuote d'avvenimenti, in realtà fossero
le migliori, le meglio spese, perchè
in quelle, io restavo a guardare nel vuoto,
entrando in contatto con gli esseri delle
profondità, le profondità dell'intelletto,
i pensieri più nascosti, i miti creati
artifiziosamente dal mio stesso cervello,
dalle rane della psiche, le astruse
circonvoluzioni della materia grigia
che si espande idealmente nell'infinito.
Forse, Ammasciò, tu non hai ancora
sperimentato le sensazioni date dallo
straniamento, dalla solitudine forzata
e in parte, volontaria.
Forse, hai proprio ragione, forse è
davvero così, lo dici a chi lo capisce.
( Camillo Catellani; 27 Settembre 2013 Sera )
VIALE RONCHI
Ciao Ammasciò!
E' inutile, invecchio.
Mi fisso con ricordi, se vogliamo, insignificanti.
Mi masturbo con visioni ripetute nella mente
per anni, decenni.
Ad esempio, mi piace tornare, idealmente,
virtualmente verrebbe da dire, al Bar Luna,
a Viale Ronchi.
Te lo ricordi, Mascioletti carissimo, lu bar de
l'Appundat'...
Alla moglie, abbastanza insulsa, ma era il suo
modo d'essere, e all'Appuntato stesso, che
mi dava sempre un idea di trasognato.
Era un bar malfamato?
Mi sembra che illo tempore cosl fosse.
Sarà per il fatto che chiudeva tardi,
sarà che il lungo viale dove si trovava,
di sera era frequentato da un eterogenea
clientela... però io ero giovane, non ci facevo
molto caso.
Torna in mente, come una cosa ovvia, la
dualità, il confronto, senza storia, a dire
il vero, Bar Luna-Bar Bigliardi, subito prima
di Piazza Grue.
Si', caro Camillo, quella che tu chiami
sempre Viale Ronchi.
A dirla tutta, in famiglia, la chiamavamo
Piazza Grù, senza la 'e' finale...
Quante volte, Ammasciò, ti ho narrato i
fatti dell'86, che se i ricordi del 1973 erano
leggenda, quelli del 1986, non sono
da meno...
Questioni di cuore strampalate, come la
mia città natale, una città strana, serpentina,
ma adorata quando sono lontano da essa,
vilipesa quando sono a Piazza Salotto
o a Porta Nuova.
Tu tu fissi sempre, su fatti che ormai
non vivono piu', Camì, sono cose
che hai vissuto, sono sicuro, meno
intensamente di quanto oggi tu le
ricordi.
Ed hai ragione, Ammasciò, ma vedi,
del ricordo d'infanzia non sento il
fascino del mistero, dell'insondabilità
del passato, mentre il ritorno da Ortona,
con l'incontro casuale di quel ragazzotto,
Gianluca, che conoscevo bene, mi affascina,
sì, affascina è la parola esatta.
Non sapevo tornare al Parco Divertimenti,
in Piazza Caduti del Mare, non ricordo dove
mi trovassi quando incontrai Gianluca,
fratello più piccolo di Fulvio, delle Case
Popolari di Viale Ronchi (Piazza Grù, dai...),
ma credo di essere appunto nei paraggi di Piazza
Grue, però NON a Piazza Grue, non ricordo bene,
forse era Via Bardet, forse Via Coppa Zuccari,
Via Thaon de Revel, non ricordo...
Fattostà, che il sorridente Gialnuca, mi riportò
volentieri a casa, e poi, non lo vidi mai più,
or son passati 27 anni...
NOMI E SOPRANNOMI DELLA PESCARA DEL '900
Ammasciò, ti ricordi del falegname di Via di Vestea,
poco prima della cantina?
Certo che me lo ricordo!
Don Peppino Pep' 'ngùl...
Che faceva concorrenza (per dire...) a...vediamo
se ci indovini...
A Leondino!
Che stava dietro Via di Vestea.
E del Radiatorista che fino non molti
anni fà stava in Via Vespucci, quello con
una mano fasciata di nero, forse un
moncherino?
Certo, certo...lo conoscevo bene, ci portavo
la mia auto ogni qual volta serviva un controllo
al radiatore...era un maestro, nel suo lavoro.
Quanti ricordi...e quello che imbalsamava gli
uccelli... che stava nei pressi della Madonna
dei Sette Dolori... e come dimenticare la Pesca
di Beneficenza che si teneva il giorno della festa
proprio nella chiesa, quanto mi piaceva pescare
il rotolino di carta nel tubettino di pasta,
e che premi pazzeschi...ricordo le neole vinte,
che erano sempre vecchie e belle toste toste...
Ma c'erano anche delle belle cose: Camì,
mia cognata una sera, riportò a casa un
lampadario di cristallo che valeva una cifra,
offerto da una facoltosa nobildonna che
partecipava con tanti oggetti, tutti gli
anni, fino alla sua morte, qualche anno fà.
e non erano mai oggetti banali o miseri,
ma spesso statuette di porcellana di marca,
o monili d'argento, magari un po' usurati
o difettati, ma sempre argento era...
ARRIVEDERCI AMMASCIO'
Quando riparti Ammasciò?
Presto, devo rientare per domenica
mi aspettano i nipoti...
Beh, sarai contento, l'anno scorso di
questi tempi, eri un bel pò giù.
Non ero giù, ero più che altro annoiato.
Mi pare anche che non sei entusiasta di
tornare a Pescara.
No, torno volentieri, ci mancherebbe,
solo che se 'partire è un pò morire',
tornare, mi lascia un pò di amaro in bocca...
Come mai, perchè?
Non lo so, ecco...fossi stato via tre mesi
forse, il ritorno sarebbe stato ben più
entusiasta, ma questi allontanamenti
di due, tre giorni, non mi danno quel
senso di cambiamento nella mia vita,
questa provvisorietà, non mi da il tempo
di ambientarmi ad una nuova situazione,
farlo per sei, sette volte al mese, mi
annoia, mi urta i nervi.
SULLA VITA
Sarà la vita che passa, Ammasciò, e come al
solito, non mantiene le sue promesse...
Non le mantiene mai, le promesse, la vita...
Io ad esempio, sono un uomo d'azione,
eppure l'astrazione non mi è del tutto
estranea, anche se preferisco utilizzare
il mio tempo libero per fare cose concrete,
e non star li' a pensare in modo sterile.
Un tempo, anche io, Ammasciò, ero più
per l'azione, ma abbastanza presto, ho
coninciato a pensare...
Si direbbe, che le delusioni della Vita,
a mano a mano, mi spingessero sempre
più verso l'inazione, verso la meditazione
assorta, verso la poesia, ed ai pensieri
astratti.
Forse, dapprima, inconsciamente, poi
sempre più consapevolmente.
Mi piace pensare, che le mie giornate
vuote d'avvenimenti, in realtà fossero
le migliori, le meglio spese, perchè
in quelle, io restavo a guardare nel vuoto,
entrando in contatto con gli esseri delle
profondità, le profondità dell'intelletto,
i pensieri più nascosti, i miti creati
artifiziosamente dal mio stesso cervello,
dalle rane della psiche, le astruse
circonvoluzioni della materia grigia
che si espande idealmente nell'infinito.
Forse, Ammasciò, tu non hai ancora
sperimentato le sensazioni date dallo
straniamento, dalla solitudine forzata
e in parte, volontaria.
Forse, hai proprio ragione, forse è
davvero così, lo dici a chi lo capisce.
( Camillo Catellani; 27 Settembre 2013 Sera )
